Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica: «Siamo stati noi i primi a denunciare il governo per le mancate zone rosse»

Categorie: Attualità

Dure accuse sia all'esecutivo che alle opposizioni

Giuseppe Conte, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza saranno ascoltati alla Procura di Bergamo in merito ai ritardi – e al rimpallo di responsabilità – e alla non decisione di istituire le zone rosse ad Alzano Lombardo e Nembro all’inizio dell’epidemia da Coronavirus in Italia. Il Presidente del Consiglio e i due ministri verranno sentiti nei prossimi giorni, dopo che nelle settimane precedenti era stato il turno dei rappresentanti della Regione Lombardia. In attesa di scoprire eventuali responsabilità, il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica di esser stato il primo a denunciare quanto accaduto, fin dal 9 aprile.



LEGGI ANCHE > Matteo Salvini ha già scritto la sentenza per un processo che (ancora) non c’è

«Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la propria soddisfazione per la scelta della procura di Bergamo di interrogare il presidente del Consiglio e i ministri degli Interni e della Salute in merito alla mancata istituzione della zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro – si legge nel comunicato del Partito Comunista dei Lavoratori -. E non potrebbe essere altrimenti: è stato il Pcl infatti, tramite il suo Portavoce Nazionale Marco Ferrando a presentare per primo (alle procure di Bergamo, Brescia, Milano e Roma) denuncia contro il Governo, nonché contro la Regione Lombardia e Confindustria. E lo ha fatto in tempi certamente non sospetti: il 9 aprile scorso. Quando tutti facevano muro minimizzando ciò che accadeva e rimpallandosi le responsabilità. A cominciare dalla Lega di Salvini che oggi sostiene ‘finalmente si fa giustizia’ ma allora difendeva a spada tratta la politica delle fabbriche aperte a tutti i costi. I costi di migliaia di morti». 



Zone rosse, la denuncia del Partito Comunista dei Lavoratori

«Nel nostro esposto abbiamo sottolineato come la mancata zona rossa non era frutto di un semplice “errore” di valutazione del rischio ma era stata il risultato di un cinico calcolo economico: “costava troppo” chiudere una zona ad alta concentrazione industriale – si legge ancora nel comunicato -. Era la tesi di Confindustria Lombardia e sia la Regione che il governo l’hanno fatta propria. Adesso assistiamo allo squallido palleggiamento di responsabilità su chi poteva e doveva decidere: potevano e dovevano sia la Regione che il Governo. Ma hanno lasciato che, nei fatti, decidessero gli industriali. E il risultato sono stati i cortei dei camion militari pieni di bare. Questo dimostra la vera natura di questo governo, che qualcuno si illude sia “progressista”. Pur sapendo che solo le mobilitazioni di massa di lavoratori e giovani – e un governo che riflette i loro interessi – possono cambiare le cose ci auguriamo che tutti i responsabili di questo massacro ne rispondano davanti alla giustizia».

(foto di copertina: da Giornalettismo)