Zingaretti lancia il guanto di sfida a Salvini: «Il sovranismo è un inganno»

Il suo primo atto da nuovo segretario del Partito Democratico è stato andare in visita a Torino, città dove la partita tra le due anime eterogenee della maggioranza di governo è sempre più accesa e ogni giorno il clima si incendia ancor di più parlando di Tav. Nicola Zingaretti ha iniziato proprio dalla Mole il suo nuovo ruolo da leader del Pd e in un’intervista a La Stampa ha lanciato il guanto di sfida a Matteo Salvini e alla Lega.

«Il sovranismo è un vero e proprio inganno – ha detto il nuovo segretario del Partito Democratico in una lunga intervista a La Stampa -. Nel governo c’è un odio sparso a piene mani per sopperire all’assenza di cultura. I migranti dono capri espiatori, la Lega cavalca la paura». Nicola Zingaretti si dice certo che il Carroccio, che nel frattempo si è mangiato in un sol boccone gli alleati a Cinque Stelle, sfrutti il fattore immigrazione per generare negli italiani un senso di insicurezza che li spinge a votare ancora per loro e per le loro promesse.

Nicola Zingaretti contro il sovranismo di Salvini

«Ora si comincia a capire che gli acchiappavoti disperati al governo la alimentano – ha proseguito Nicola Zingaretti -. Noi, però, vinceremo quando sradicheremo la paura che nasce dall’incertezza sul futuro. Lo faremo spiegando che se si ritorna all’oppressione sul più debole non ci saranno più i limiti. Oggi tocca a un immigrato, domani a chi prega in direzione della Mecca, poi a chi si bacia alla fermata del bus». Il segretario del Pd se la prende, dunque, con tutti gli episodi a sfondo omofobo, xenofobo e razzista che riempiono le pagine dei quotidiani ogni giorno.

L’inganno della Lega al Nord

C’è spazio anche per l’analisi di cosa sta accadendo al Nord, con Milano e Torini protagoniste di quello che viene considerato il grande inganno della Lega. «Il Carroccio nasce per rappresentare l’Italia produttiva, ma il partito guidato da Salvini è un’altra cosa. È nazionalista e regressivo – dichiara Zingaretti -. Ora i ceti più dinamici si accorgono che odio e paura non generano Pil, ricchezza e benessere. Presto proprio in queste terre si romperà il patto più che ventennale con la Lega».

(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)

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