Zingaretti e l’allusione a Salvini: «A inizio ‘900 mascherine per la spagnola, perché bisogna sempre fare polemica?»

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Zingaretti ha chiarito che quella sulle mascherine è una polemica strumentale e inutile considerato che sono il solo mezzo per difenderci

Nicola Zingaretti ha rilasciato un’intervista con stoccata per Matteo Salvini, ribadita poi sul suo stesso profilo Facebook e portata sul piano generale. «Ci sono tre cose semplici che bisogna fare: mascherina, distanza di sicurezza e igiene delle mani», dice Zingaretti. Sui giovani il governatore del Lazio dice «che pagheranno più di tutti la crisi Covid» e che non è un caso se il Recovery Fund investe su «digitalizzazione dei sistemi Paese, la green economy e inclusione sociale». Zingaretti liquida in maniera semplice e veloce tutti quelli che sostengono che le mascherine non vadano indossate con una foto storica di inizio ‘900.



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Zingaretti riprende chi fa sempre polemiche sulle mascherine



Non fa nomi precisi ma è evidente l’allusione: «Ci sono scellerati che per farsi pubblicità si tolgono la mascherina» ha detto Zingaretti a Fanpage. Parla nuovamente della necessità di mantenere quelle tre norme di sicurezza basilari così da contenere l’aumento dei contagi parlando soprattutto ai ragazzi giovani. Parla del Lazio, prima regione ad avere casi accertati di Covid (i due turisti cinesi dello Spallanzani) e ribadisce il concetto su Facebook: «Foto di inizio 900, quando il mondo fronteggiava l’influenza spagnola. Era già tutto molto chiaro. Perché allora bisogna sempre fare polemica? Se non vogliamo che torni la pandemia: mascherine, distanza sicurezza, igiene delle mani e degli ambienti».

Rivedere gli accordi con la Libia sui migranti

Sulla situazione degli accordi con la Libia Zingaretti sottolinea come vadano rivisti nel minor lasso di tempo possibile: «Il famoso memorandum va riscritto e il Partito democratico ha anche chiesto che questo venga fatto in breve tempo». In questo senso, ha sottolineato il segretario del PD, «bisogna spingere l’Europa a promuovere corridoi umanitari, quote di accoglienza, chiamare l’Onu. Anche rispetto a quanto accaduto nei giorni scorsi, quando si è sparato a dei migranti. Ma tutto questo richiede protagonismo, non arrendevolezza o occhi chiusi».