Com’è cambiata la comunicazione via social di Zelensky

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Il presidente ucraino sta ottenendo importanti risultati con gli alleati proprio a partire da uno stile comunicativo che lo sta caratterizzando

C’è un fatto in mezzo al rumore di informazione – e di disinformazione – che si sta creando intorno alla vicenda dell’aggressione russa all’Ucraina. Il fatto è rappresentato dallo stile di comunicazione – che può sfruttare, ormai, soltanto i canali social più importanti – del presidente del Paese invaso, Volodymyr Zelensky. Non è un aspetto banale, nonostante la guerra si stia giocando sui suoi fronti più duri. C’è gente per strada che soffre e cerca riparo nelle stazioni della metropolitana, ci sono i palazzi sventrati dalle esplosioni, c’è l’esercito ucraino che sta conducendo una resistenza molto organizzata nei confronti delle truppe russe. Poi, c’è lui – l’ex comico diventato presidente dell’Ucraina nel 2019, dopo aver letteralmente sbaragliato la concorrenza del suo avversario dell’epoca Petro Poroshenko -, che usa la sua presenza scenica, i tempi del teatro e i mezzi video con cui è evidentemente a suo agio per ottenere risultati importanti non solo nel trasmettere fiducia alla sua popolazione, ma anche nel tagliare traguardi diplomatici non di poco conto.



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Strategia social di Zelensky, un elemento da non sottovalutare nella comunicazione politica

Prima dell’esplosione del conflitto e dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i tweet con cui comunicava ai suoi concittadini faticavano a superare l’ordine delle centinaia, per quanto riguarda risposte e interazioni. Gli ultimi suoi tweet, invece, sono nell’ordine delle decine di migliaia di condivisioni e interazioni. In crescita evidente anche il numero dei suoi followers su Twitter. Chiaramente, la contingenza della situazione – che ha portato tutto il mondo e una audience decisamente più vasta del solito a occuparsi e a interessarsi dei problemi geopolitici intorno all’Ucraina – ha evidentemente influito su questa visibilità che Zelensky sta trovando.



Ma molto è stato fatto grazie anche al modo con cui il presidente ucraino si sta presentando a questa platea sempre più vasta di persone che, da lui, si aspetta di ricevere ormai aggiornamenti sempre più frequenti sull’andamento della guerra. Non ci sono più soltanto le comunicazioni istituzionali: Zelensky si mostra di sera, in tenuta mimetica e circondato dal suo staff, per ribadire al popolo ucraino che non abbandonerà Kiev; si mostra di mattina, davanti a uno dei luoghi iconici della capitale, per smentire i rumors che lo volevano già lontano dal Paese. Usa battute per sminuire le affermazioni degli avversari, come quando sostiene di aver risposto agli americani che gli avevano offerto una via d’uscita per lasciare il Paese di aver bisogno di armi e non di un passaggio.

Zelensky, attraverso il suo profilo (con cui comunica le stesse cose in inglese e in ucraino), si colloca – di fatto – alla testa della resistenza ucraina. Lancia messaggi ai russi attraverso il suo canale Telegram, percependo la maggiore importanza che l’app di messaggistica istantanea ha per la popolazione del Paese che, in questo momento, lo sta attaccando. Lancia messaggi agli alleati attraverso Twitter, da sempre considerato il social simbolo delle comunicazioni istituzionali del mondo occidentale.



A quanto pare, il fatto di twittare da un Paese in guerra, in una condizione decisamente infelice per quanto riguarda la tenuta democratica, attribuisce un valore maggiore alle sue parole. Lanciare frecciate al presidente del consiglio italiano Mario Draghi con un certo velo di ironia («rivedrò il calendario bellico per rispondergli al telefono») rappresenta uno degli strumenti di pressione. Fare accorati appelli alla rapidità di intervento direttamente dal fronte di guerra evidentemente fa aumentare la stima dei suoi interlocutori nei suoi confronti. Il successo nella convergenza – nelle ultime ore – anche degli alleati più scettici nei confronti delle sanzioni alla Russia basate anche sul sistema dello SWIFT rappresenta sicuramente uno dei frutti della sua strategia politica. Quanto sembra distante, insomma, Vladimir Putin, che invece comunica soltanto attraverso i media di stato, in patinati interventi impostati davanti alla telecamera, sfruttando la compiacenza degli organi di informazione che il Cremlino, di fatto, controlla.