Ma Zangrillo può spiegare cosa c’entra il “terrorismo giornalistico” con le code in farmacia?

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Il tweet del primario del San Raffaele pubblicato nel giorno di Santo Stefano, documentando una fila di fronte a una farmacia

Il grido “giornalista terrorista” si è sentito più volte, negli ultimi mesi, nel bel mezzo delle piazze autunnali dei no vax e dei no Green pass che protestavano con la gestione dell’emergenza sanitaria. Fa quasi strano che, nel giorno di Santo Stefano, a parlare di “terrorismo giornalistico” sia una istituzione nel campo della medicina come il professore Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele che nel corso del 2020 e per parte del 2021 è stata una delle voci più mediaticamente esposta per commentare e documentare lo sviluppo della pandemia.



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Zangrillo e le code in farmacia che alimentano il “terrorismo giornalistico”



Non si capisce in che modo una coda in farmacia, che mostra come l’emergenza coronavirus e la gestione dei tamponi stiano progressivamente entrando in una sorta di spirale critica, possa alimentare il terrorismo giornalistico. Anche perché ciò che hanno fatto e stanno facendo i giornalisti in questa fase storica non è altro che documentare l’incremento dei contagi, l’evoluzione della quarta ondata, la differenziazione tra la pandemia senza vaccinazioni e quella con le vaccinazioni, la distanza che c’era tra l’Italia in lockdown e quella che vi ha rinunciato per poter far proseguire tutte le attività economiche. I giornalisti documentano anche la difficoltà delle farmacie (e, quindi, le code), del sistema sanitario che si deve preparare a una nuova saturazione dei reparti e delle famiglie che hanno avuto un contatto con un positivo e che a breve, in proiezione, potrebbero essere molte di più dei due milioni attualmente chiusi in casa.

Tuttavia, nella comunicazione sui social – ci si limita a questo perché Zangrillo aveva annunciato un periodo di pausa dalla presenza in televisione -, si preferiscono delle formule ammiccanti e anche vagamente populiste. Duecento metri di coda davanti a una farmacia non sono un elemento di una narrazione: sono un fatto che Zangrillo, prima dei giornalisti, ha scelto di fotografare e di raccontare. Non si capisce cosa c’entri il “terrorismo giornalistico”.

Foto IPP/Alfonso Cannavacciuolo – Genova