Yubo è un social senza cuori e con il gaming in testa. Ma cosa ne sanno i genitori degli utenti?

Categorie: Social Network

Crescita esponenziale, come per altri social simili, nell'anno del coronavirus

C’è una cosa che Yubo ha in comune con altri social network. Si tratta della crescita davvero esponenziale che ha registrato nel 2020, l’anno del coronavirus. Nell’ultimo anno ha visto – in maniera coincidente con la presenza di persone su internet, per cause di forza maggiore come i lockdown – una crescita esponenziale del proprio business, con l’aumento dei propri utenti del 400%. Pare che questo incremento, al momento, possa essere quantificato in circa 45 milioni di utenti. Niente male per un social network che è stato incubato, quando era ancora una start-up, in Francia e che adesso ha sedi negli Stati Uniti, in Canada e in Australia.



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Yubo, cos’è e come funziona

Ma le similitudini con altri social network possono considerarsi chiuse qui. Yubo ha qualcosa di diverso che non si riflette soltanto nel meccanismo di funzionamento, ma anche nel suo modello di business. Non ci sono interazioni tradizionali (come like, condivisioni, commenti fini a se stessi) e dunque è impossibile mostrare agli altri di essere più influenti sulla piattaforma. L’esigenza principale del social network è quella di mettere in contatto le persone, le une con le altre, senza posizioni di preminenza, attraverso una targettizzazione molto forte dell’utenza. E, soprattutto, sfruttando i meccanismi tipici della gamification.



Insomma, Yubo non ha volti noti al suo interno. È praticamente impossibile diventare influencer. Non c’è un business della pubblicità alle sue spalle. E allora su cosa si regge questa piattaforma che continua ad attrarre investitori e che, nel suo ultimo round di finanziamento (nel novembre del 2020) ha ottenuto oltre 45 milioni di dollari? Il modello è quello di acquistare delle app interne al social network e di raccogliere denaro dalle sottoscrizioni. Il tutto per favorire le interazioni tra gli utenti.

Yubo non era nato, all’inizio, come un vero e proprio social network. Semplicemente sembrava essere una sorta di servizio per favorire gli incontri via Snapchat. Sostanzialmente, funzionava come Tinder, ma per i legami di amicizia: si effettuavano swipe orizzontali fino a quando non si incrociava il proprio profilo ideale. Così, si conoscevano persone mai viste in precedenza (un meccanismo piuttosto diverso da Facebook, Instagram o anche Twitter, insomma).



Yubo nasce sul bisogno di relazioni della nostra epoca (ma si basa troppo sull’online)

E Sacha Lazimi, il fondatore di Yubo, ha spiegato che questa esigenza continua a essere alla base delle nuove forme di interazione sociale, anche dopo la pandemia. I ragazzi della Gen Z hanno bisogno di fare conoscenza e ormai, secondo Lazimi, il fatto che questa conoscenza avvenga online o offline non fa più differenza. Perché, insomma, dovrebbe essere più pericoloso conoscere persone in rete o in un parco?

I fondatori di Yubo assicurano che queste nuove relazioni avvengono in un clima protetto. C’è un severo controllo dell’età a monte, al momento dell’iscrizione sul social network. Partecipano alle discussioni anche persone giovanissime (l’età ideale per stare su Yubo è dai 13 anni ai 25 anni) e per questo il rischio da scongiurare è che adulti, fingendosi adolescenti, possano entrare in contatto con loro. Yubo prevede un controllo dell’età basato sui comportamenti degli utenti: se ha dei dubbi su un utente non esita a intervenire. Inoltre, inserisce gli utenti in stanze basate proprio sulla loro età. Qui le persone possono chattare in video, trasmettere in live streaming e giocare insieme, essere invitati dentro e fuori dalla conversazione e persino acquistare “componenti aggiuntivi” per migliorare l’esperienza di gruppo.

Ma se qualcuno prova a inserire contenuti inappropriati, l’app cerca di intervenire con un pop-up: «sei proprio sicuro di voler condividere queste informazioni che potrebbero rappresentare un pericolo per te?». Funziona? I fondatori metterebbero la mano sul fuoco sul loro sistema di moderazione.

Yubo in Italia

Quanto è penetrato Yubo in Italia? Al momento, in assenza di dati ufficiali, è un po’ complesso quantificare il fenomeno. Certo, se ci facciamo un giro su Instagram, notiamo che sono nati diversi account-fan di Yubo Italia: si tratta, però, di esperimenti un po’ vuoti. Molto spesso questi account vengono abbandonati. Nel caso di @yubonews_italia, invece, si cerca di dare una maggiore continuità alle pubblicazioni. Da questi spezzoni di vita su Yubo, in realtà, ci sembra che anche questo social network abbia gli stessi problemi degli altri e che la moderazione, sebbene presentata come efficace, non può per forza di cose arrivare dappertutto. Sarà che siamo ancora in un periodo di incubazione della start-up? Di certo, per essere genitori nel 2021, due occhi non bastano. Dietro l’angolo potrebbe esserci sempre un nuovo social network che si nasconde.