Secondo l’infettivologo Bassetti, il caso Genoa è la Waterloo dei tamponi

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Sostiene che con questo sistema si rischia di mettere in circolo persone con incubazione del virus. Ma poi spiega che bisogna concentrarsi sui segni e sintomi

La grande sconfitta di Napoleone Bonaparte. È questa l’immagine scelta dal direttore del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, per parlare dei 14 tesserati del Genoa (11 calciatori e tre membri dello staff) risultati positivi ai test sul Coronavirus. L’infettivologo ligure parla di «Waterloo dei tamponi» mettendo in dubbio l’efficacia dei test per conoscere la positività (o la negatività) al Covid. Secondo lui, infatti, quel che è accaduto ai giocatori del club rossoblu è l’immagine di come questo sistema rischi di portare a disagi come quelli che sono avvenuti in Serie A.



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«I tamponi possono dare, da una parte una falsa patente di negatività e di liberi tutti e dall’altra produrre un esercito di positivi asintomatici – ha scritto Matteo Bassetti allegando un’immagine della battaglia di Waterloo -. Rischiamo di far circolare soggetti negativi al tampone ma in fase di incubazione che trasmettono il virus e chiudere in casa altri con tampone positivo (o debolmente positivo) che non trasmettono a nessuno».



Waterloo dei tamponi, il pensiero di Bassetti sul caso Genoa

Insomma, secondo Bassetti il caso Genoa rischia di essere la Waterloo dei tamponi perché potrebbero rimanere in giro persone inizialmente negative ai test. Un discorso che, seguendo una linea logica, dovrebbe portare a considerare la contagiosità anche degli asintomatici (solo un tesserato rossoblu, allo stato attuale, presenta sintomatologia Covid). Insomma, l’allarme lanciato sembra andare in quella direzione.



I segni clinici e i sintomi

Poi, però, nella chiusa del suo post Facebook, invita a un ritorno a una visione clinica dell’epidemia (o pandemia): «Occorre rimettere al centro la clinica fatta di segni e sintomi, che unita alla virologia, rimane lo strumento migliore per la gestione di questa pandemia. D’altronde abbiamo sempre fatto così nella gestione delle malattie infettive».

(foto di copertina: da L’aria che tira, La7)