Sono bastati 122 account Twitter per il no a Draghi a far rinviare il voto su Rousseau?

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L'analisi del sentiment in rete sulla consultazione della base pentastellata ha offerto degli spunti di riflessione interessanti

Un tempo erano i 101 di Prodi. Oggi potrebbero essere i 122 di Draghi. Ovviamente, non si tratta di un parallelismo perfetto perché i 101 erano parlamentari, mentre i 122 di cui ci accingiamo a parlare sono “solo” account Twitter. Con un intervento pubblico del capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, è stata rinviata la votazione sulla piattaforma Rousseau che avrebbe avuto il compito di consultare la base pentastellata sul possibile ingresso all’interno della maggioranza a sostegno dell’esecutivo dell’ex presidente della Banca Centrale Europea. Il voto, originariamente, era previsto per il 10-11 febbraio; oggi, invece, è stato rimandato a data da destinarsi, sicuramente dopo l’intervento con cui il presidente del Consiglio incaricato definirà i perimetri della maggioranza e il suo programma di governo. Quali sono le ragioni che potrebbero aver portato i vertici del Movimento a cambiare, all’ultimo momento, la data della consultazione?



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Votazione su Rousseau rimandata, le ragioni

Pietro Raffa, Digital Strategist e blogger, ha cercato di dare una spiegazione partendo dall’analisi dei trend relativi al dibattito interno al Movimento 5 Stelle e al riflesso che questo stesso dibattito ha avuto sul web: «Attraverso alcuni software premium che permettono di effettuare attività di analisi sui sentiment delle conversazioni online e che prendono in considerazione il comportamento di alcuni utenti più attivi e degli influencer veri e propri, ho creato dei ‘cluster’ incrociando delle keywords a tema come ‘io voto no’, ‘io voto sì’, ‘Rousseau’, ‘Grillo’ e varie altre combinazioni».



L’analisi, ovviamente, è stata condotta principalmente a partire da Twitter che è il social network sul quale una discussione politica di questo tipo sembra essere più rilevante. Il sentiment relativo al “no” all’alleanza a supporto di Mario Draghi compariva all’interno di circa 10mila tweet, mentre i “sì” erano circa un decimo rispetto a questa posizione “maggioritaria”. «In realtà – spiega Raffa -, questa mole di conversazioni è stata generata esclusivamente da 122 account. Si tratta di profili che, in passato, avevano elogiato Alessandro Di Battista o che erano intervenuti in maniera critica anche in occasione di diverse altre consultazioni in passato. Tuttavia, non è un movimento coordinato: sembrerebbe più un sentiment spontaneo».

La domanda, a questo punto, diventa: sono bastati 122 account a far scattare l’allarme tra i vertici del Movimento 5 Stelle, orientati verso il sì a Draghi e spaventati dal fatto che la base potesse dare un’indicazione contraria? «Probabile – risponde Raffa – che il trend in crescita degli ultimi tre giorni abbia influenzato i vertici del Movimento, ma non è escluso che questi abbiano commesso un errore di valutazione, cadendo nella famosa ‘bolla social’ creata da questi account».

In passato, del resto, manifestazioni di contrarietà rispetto alle indicazioni dei vertici erano già state espresse sui social network, ma soltanto in un caso – quello sul voto sui decreti sicurezza di Salvini – avevano avuto una portata importante sul voto su Rousseau. Può darsi, dunque, che ci sia stato un eccesso di prudenza da parte dei vertici del Movimento 5 Stelle, anche perché tra i 122 non erano presenti particolare “influencer” pentastellati, in grado di orientare il dibattito a favore delle proprie posizioni. L’unico esponente di peso che ha contribuito molto alla discussione su Twitter è stato il senatore Elio Lannutti che, dall’8 febbraio, aveva iniziato a condividere un post su Facebook (che riprendeva uno scritto di Tommaso Merlo) e che, successivamente, ha retwittato almeno un commento di utenti che dichiaravano la propria intenzione di votare no.

Anche “off-line” l’ala del no sembra minoritaria

Che il fenomeno del no all’alleanza per Draghi sia comunque abbastanza circoscritto rispetto alla partecipazione media alle votazioni su Rousseau (risultati di rilievo erano stati, ad esempio, gli 80mila votanti sull’alleanza di governo con il Partito Democratico) lo dimostrano anche dati più “analogici”. Nella giornata di ieri, al V-Day organizzato via Zoom per protestare contro la decisione di appoggiare il prossimo esecutivo, hanno partecipato circa 700 utenti. Sul Blog delle Stelle, invece, nella pagina con cui Vito Crimi ha annunciato il rinvio della votazione, sono intervenuti 140 utenti, non tutti necessariamente con un sentiment negativo.

La fase, per la storia della Repubblica, è sicuramente delicata. Il Movimento 5 Stelle ha semplicemente voluto evitare imbarazzi e, per farlo, ha mostrato una insolita prudenza con riferimento alla votazione su Rousseau.