«È stato come se avessi dato della zoccola a Cappuccetto Rosso». La frase lapidaria di Vittorio Feltri viene inserita all’interno di una lettera aperta che l’editorialista di Libero rivolge direttamente a Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei Giornalisti. In questa missiva, Feltri chiede al presidente OdG di difenderlo dalle accuse di Sandro Ruotolo e di Paolo Borrometi che, nei giorni scorsi, avevano dichiarato la loro autosospensione dall’albo, in seguito alla frase di Vittorio Feltri su Andrea Camilleri – colto da malore – e il suo personaggio, il Commissario Montalbano definito «terrone rompicoglioni».
Feltri dice che con quella frase non ha assolutamente offeso Andrea Camilleri, ma semplicemente il suo personaggio che – essendo inventato – non può essere ritenuto una figura in carne e ossa contro cui scagliarsi. «Proprio come dare della zoccola a Cappuccetto Rosso», appunto. In più, sostiene Feltri, l’utilizzo del termine terrone è stato fatto nella sua accezione scherzosa e non offensiva. In ogni caso, ci ha tenuto a precisarlo, nei confronti di Camilleri c’è stato solo un elogio.
Commentando la raccolta firme lanciata da Ruotolo e Borrometi (che ha già raccolto oltre 70mila adesioni), Feltri scrive: «Ottima iniziativa, sarebbe stato più corretto se si fossero dimessi, ma a me non importa. A me di essi (sic) non frega niente».
Inoltre, Vittorio Feltri scarica anche le responsabilità sui titoli (da ‘Patata Bollente’ a ‘Bastardi Islamici’) delle aperture di Libero. «Io sono direttore editoriale di Libero – dice Feltri – e non responsabile. Quindi non rispondo dei contenuti del giornale che non abbia scritto io. Quei titoli non sono definizioni mie, ma sintesi espressive – opera dell’ingegno altrui – non attribuibili a me e di cui non posso appropriarmi».
Pertanto, Feltri ritiene che le affermazioni di Paolo Borrometi e di Sandro Ruotolo siano delle falsità che andrebbero sanzionate. E chiede a Carlo Verna di difenderlo.
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