Feltri torna a parlare di governo «di gay» perché vuole esser libero di pagare una escort in contanti

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L'ennesimo editoriale controverso, soprattutto per i toni, del direttore di Libero

Vittorio Feltri ci ricasca. Ancora una volta. Nel suo editoriale di oggi – giovedì 24 ottobre 2019 – pubblicato su Libero, il direttore parla dei contanti e della limitazione all’uso di soldi liquidi che il governo vorrebbe applicare con la prossima Manovra. L’idea dell’Esecutivo è quella di incentivare l’utilizzo di sistemi di pagamento elettronici, per tentare di controllare maggiormente l’evasione fiscale. Un piano che, forse, non porterà a grandi risultati. Ma per esprimere la propria contrarietà ci sono modi e modi. Quello scelto da Feltri, però, non sembra essere (ancora una volta) il più adatto.



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«Io pretendo di spendere i miei quattrini come e nelle quantità che mi garba», ha scritto Vittorio Feltri a metà del suo editoriale. Un’idea e una presa di posizione legittima, prima dell’ennesima caduta di stile (chiamiamola così) che porta ai consueti insulti in salsa omofoba nei confronti dell’Esecutivo. «E qualora sborsi mille euro per andare a letto con una escort sono affari miei e non dei gay che ci amministrano». Ed ecco che torna a parlare dell’omosessualità come fosse un demone che si incarna ora con questo governo e prima con il Movimento 5 Stelle, quando era in corso la crisi con Salvini.



Vittorio Feltri e il governo «dei gay»

Al netto dei parallelismo, il gergo volgare del direttore di Libero – che prova con eccessive semplificazioni da uomo della strada a portare avanti la sua tesi legittima, ma non nei modi – tocca punti ancor più bassi qualche riga dopo. «Sarebbe assurdo che in un Paese che va a puttane non fosse lecito per un cittadino pagare di sfroso (di contrabbando, nel gergo milanese, ndr) una mignotta». Un sipario che sembra essere più un triste velo pietoso. Come accade spesso e volentieri.



(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO ONORATI + editoriale Vittorio Feltri)