Il Viminale lancia l’allarme sul rischio di infiltrazioni mafiose durante la ripresa delle aziende

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Il Viminale avverte che, in un periodo di ripresa delle imprese che necessitano di liquidità, il rischio di infiltrazioni mafiose aumenta

Nel pieno della crisi data dal coronavirus l’unico reato in salita è l’usura. E arriva anche l’allarme da parte del Viminale sulle possibili infiltrazioni della delle criminalità organizzate durante la ripresa. Sono tante le imprese che, trovandosi a corto di liquidità in questo periodo e andando verso momenti di grave crisi, potrebbero diventare la preda perfetta per «reinvestimento e la canalizzazione delle ricchezze» della mafia. I soldi vengono offerti nelle «forme persuasive più diverse raccogliendo il consenso degli imprenditori più in difficoltà», sottolinea il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho durante l’audizione alla Camera.



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Il coronavirus si sta rivelando un affare per gli usurai

Con tutti i reati in calo – ben il 66% di delitti in meno a marzo – il solo dato controtendenza è quello dell’usura. Lo scorso mese abbiamo registrato +9% di reati di questo tipo nel nostro paese. Dal 1° al 31 marzo 2020 la diminuzione dei delitti è evidente: sono stati registrati 68.069, a fronte dei 203.723 dello stesso mese del 2019. La guardia del Viminale sale per quanto riguarda il rischio concreto di riciclaggio e infiltrazione mafiose nelle imprese, che sono sempre più a corto di liquidità in questo momento di crisi. Sull’usura il procuratore nazionale antimafia ha affermato che «Il rischio dei prestiti a usura c’è, l’ho sottolineato tantissime volte, la criminalità mafiosa ha un patrimonio straordinario. Sul traffico degli stupefacenti incamera 30 miliardi di euro l’anno. Il suo problema non è tanto la liquidità, ma il reinvestimento e la canalizzazione delle proprie ricchezze».



La mafia può sfruttare le situazioni delle imprese in maggiore difficoltà

L’allerta deve essere massima in questo senso, in particolare nel mondo del turismo: «In questo momento le imprese più in difficoltà sono le più esposte. Certamente il settore turistico, così come quello della ristorazione, è un ambito preferito dalle mafie per investire i loro denari». Quello che è e che sarà lo scenario di ripresa economico-finanziaria «espone l’intero circuito produttivo e commerciale al rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata», ha concluso il Comitato per l’ordine e la pubblica sicurezza. All’incontro era presente anche la ministra Luciana Lamorgese.

Come arginare questo rischio?

Il Viminale ha attuato una serie di interventi che cominciano con la direttiva del 10 aprile ai prefetti con il sollecito a prestare la massima attenzione ai rischi di inquinamento della economia legale da parte della mafia in questo momento. Nonostante sia stato «attivato un flusso di ingenti finanziamenti pubblici sia nazionali sia comunitari, diretti alle imprese» la situazione attuale è futura del nostro paese potrebbe «favorire dinamiche corruttive e rapporti illeciti tra imprenditori, funzionari pubblici e organizzazioni criminali» che vanno combattuti a tutti i costi.



(Immagine copertina da Pixabay)