Questo il chiaro messaggio di Alessandro Vespignani, fisico informatico e direttore del «Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems» alla Northeastern University di Boston. L’esperto è stato intervistato a Piazza Pulita su La7 e ha chiarito che per parlare di riaperture in maniera sensata bisogna che il numero dei contagiati e dei morti scenda. Inoltre per avere il quando bisogna prima avere il come. Un come preciso, netto e diffuso pubblicamente.
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Alla domanda di Formigli sulla fase 2 e sulla possibilità che gli scienziati lascino uscire gli italiani prima del tempo perché non si riesce più a trattenerli a casa la risposta è stata chiara. «L’unico modo per garantire che non ci siano crisi economiche ancora più gravi è evitare che ci siano delle ricadute serie per il paese». Riaprire per ritrovarsi in questa situazione tra un mese non ha senso.
«Discutere sulla data di riapertura è come programmare la data dello sbarco in Normandia senza avere chiare le strategie per farlo». Per Vespignani «prima si decidono le strategie, che vanno dette in maniera chiara e pubblicamente, poi su quelle strategie e su come si possono realizzare si decidono le date di riapertura». Si tratta delle «tre “T”: testing, tracciamento e trattamento». Sono questi i tre step fondamentali per garantire una riapertura sicura: «Tamponi e identificazione dei casi su scala di milioni, fare sierologia per capire come si evolve l’immunità di massa e quindi isolare la persone infette e isolare i contatti di queste persone in modo da gestire».
(Immagine copertina dal servizio di Piazza Pulita)