Verdini, lo strappo da Forza Italia è pronto. Ecco chi sono i nuovi “Responsabili”

Non basterà la faida  reale o sceneggiatanel cerchio magico di Berlusconi, con le indiscrezioni sullo scontro tra la fidanzata Pascale e la tesoriera Rossi, per ammorbidire la fronda di Denis Verdini. Né il progetto dell’Altra Italia nella mente del Cav. O gli appelli dei pontieri. Lo strappo da Berlusconi ci sarà, assicurano fonti parlamentari. Era in programma entro la fine di luglio, potrebbero essere già ore decisive per la scissione dei Nazareni da Forza Italia. L’operazione “Responsabili 2.0” è ormai pronta. Serve soltanto un cenno del senatore toscano, già regista azzurro del patto con Renzi, e l’addio sarà ufficiale. Con tanto di gruppo parlamentare lanciato a Palazzo Madama, nell’Aula dove i numeri della maggioranza renziana sono precari.

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VERDINI, LO STRAPPO È PRONTO –

Si chiamerà “Alleanza popolare liberale e autonomie” il nuovo progetto dei frondisti. Salvagente parlamentare per il governo a corto di numeri al Senato. Un’operazione di “Palazzo”, dal sapore verticistico, al di là delle rivendicazioni di carattere politico sulle riforme e sulla gestione del partito. «Non creeremo un nuovo partito, non c’é alcuna volontà di strutturarsi nei territori», ammette una fonte interna a Giornalettismo. Soltanto la consapevolezza che ormai il rapporto con il Cav è deteriorato, le redini del partito irrecuperabili. «Berlusconi vuole soltanto gente che risponda a lui al 100%». Ma l’esigenza è soprattutto quella di allungare e blindare la legislatura: «Bisogna puntare al 2018. E poi? Si vedrà, dobbiamo farci trovare pronti», assicurano. Perché l’ambizione resta quella di spingere Renzi a sbarazzarsi una volta per tutte della sinistra interna e sostituirla nel progetto di Partito della Nazione già vagheggiato dal premier. Non semplice, considerato come Verdini, così come gli ex cosentiniani e lombardiani che lo seguiranno, siano tutt’altro che ben visti in casa dem. «Perché una cosa è l’appoggio alle riforme o gli aiuti in Parlamento, altro è entrare in casa nostra. E magari pretendere poi un posto in lista», spiegano dal Pd. Tradotto, un ingresso dell’ex plenipotenziario azzurro e dei suoi fedelissimi non sarebbe semplice da spiegare politicamente. Soprattutto all’elettorato di sinistra.

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VERDINI E IL SALVAGENTE PER RENZI; CHI SONO I SENATORI NELLA FRONDA DEI RESPONSABILI –

A Palazzo Madama, invece, l’operazione dei nuovi Responsabili è quasi pronta. E “imbarazza” meno dalle parti del Pd, tanto che sarebbe spiegata come una semplice convergenza sul processo di riforme. Verdini convocherà in queste ore i papabili 10-15 senatori interessati per capire se strappare subito o aspettare ancora qualche giorno. Ma le pressioni non mancano per ufficializzare al più presto l’addio. I nomi sono da tempo noti, con tanto di lista che gira da settimane tra i corridoi parlamentari. Oltre a Riccardo Conti – fedelissimo già passato al gruppo Misto – , pronto ad abbandonare il gruppo forzista gestito da Paolo Romani c’è Riccardo Mazzoni, che con Verdini fondò il “Giornale della Toscana”. Il suo nome è stato anche evocato per l’incarico di possibile capogruppo. E il suo sostegno sarà decisivo anche in commissione Affari costituzionali (da dove passa il Ddl Boschi) dove la maggioranza non è più tale e c’è un equilibrio totale, 14 a 14. Gli altri nomi per il gruppo di Verdini? Si va dal craxiano Lucio Barani (Gal) a Vincenzo D’Anna, che si beccò in passato un “vaffa” dal Cav in un’accesa riunione Fi e che ha già sostenuto De Luca alle Regionali in Campania. E poi c’è l’imprenditore campano Domenico Auricchio. Così come la truppa siciliana: dalla componente ex lombardiana composta da Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone, fino a Giuseppe Ruvolo (vicino all’ex ministro Saverio Romano), che per qualche tempo si erano avvicinata alla fronda di Fitto, per poi allontanarsi.

Pronti a cambiare ancora schieramento, dopo il passaggio con lo stesso ex governatore pugliese in Conservatori e Riformisti, ci sono poi Ciro Falanga ed Eva Longo, unica donna del gruppo in cantiere. Anche perché i contatti con le senatrici tosiane Bisinella e Munerato non hanno avuto seguito. Proprio oggi il sindaco di Verona lancerà il suo partito dopo l’espulsione dalla Lega di Salvini, rilanciando sulle primarie per la leadership. Già un mantra fittiano: non è un caso che Tosi e Fitto continueranno a parlarsi, seppur ognuno con il suo movimento.

VERDINI E GLI INDECISI –

A Verdini “guardano” invece con interesse anche altri senatori. Ovvero, l’ex presidente della Vigilanza Rai, Riccardo Villari. Così come Giovanni Mauro (pure lui in commissione Affari costituzionali). In passato era stato fatto anche il nome di Antonio Cariddi. Di certo, il numero 10, quota necessaria per creare il gruppo autonomo, è già stato raggiunta da Verdini. Non resta che l’addio. Magari da rivendicare “politicamente” con una convergenza sul “Patto con gli italiani” e la “rivoluzione copernicana” dell’abbassamento delle tasse già lanciata dal premier Renzi nell’assemblea nazionale dem.

Non è un caso che lo stesso Mattinale – il foglio del gruppo Fi alla Camera – abbia già provocato: «Soltanto una  giustificazione puerile all’ingresso di fatto in maggioranza dei verdiniani, che avrebbero l’alibi di dire di sì perché sono gli stessi obiettivi del centrodestra. In realtà, Renzi è costretto a riproporre il modello impossibile del suo Partito della Nazione, dopo la fallite operazione di ricompattamento a sinistra, iniziata tradendo il Nazareno» sulla partita del Quirinale. In casa dem, invece, provano ad allontanare il soccorso azzurro, con tanto di stoccate alla minoranza: «Non c’è bisogno dell’onorevole Verdini né di nessun altro, se il Pd fa la sua parte», ha tagliato corto il sottosegretario Luca Lotti dalla festa dell’Unità di Castelfiorentino. In realtà, è proprio con Lotti e altri pontieri dem che Verdini ha mantenuto i contatti dopo la “fine” del patto del Nazareno. Ora non è più tempo di colloqui. Il soccorso è pronto.

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