Vera Gheno e la traccia della maturità: «Spero sia passato il messaggio che il digitale può essere anche una risorsa»

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Un estratto del suo saggio scritto con Bruno Mastroianni, "Tienilo acceso", è stato lo spunto per una delle tracce del tema di italiano. L'intervista esclusiva a Giornalettismo

«Abbastanza improbabile». È questa la prima reazione che Vera Gheno, la sociolinguista autrice – insieme a Bruno Mastroianni – del saggio Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello alla nostra domanda sulla sensazione provata questa mattina, quando il suo cellulare ha iniziato a squillare per comunicarle che un suo estratto era stato scelto come spunto per una delle tracce della prima prova dell’esame di maturità 2022. Vista l’attinenza della tematica a ciò di cui parla spesso Giornalettismo, abbiamo intervistato proprio Vera Gheno per provare a contestualizzare al meglio il passaggio scelto dagli esaminatori per costruire la traccia C2, interpretato – a quanto pare – come una sorta di introduzione al tema dei rischi della rete e della web reputation. Una visione su cui, tuttavia, ci sarebbe più di qualcosa da dire.



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Vera Gheno ci spiega il suo estratto scelto per una traccia del tema d’italiano alla maturità 2022

«Il libro che abbiamo scritto con Bruno Mastroianni – dice a Giornalettismo, spiegando la sua sorpresa per la scelta di quel saggio – è uscito nel 2018, inizia ad avere un’età. Quando si parla di cose digitali, 4 anni sono tanti. Poi non è un libro che ha avuto un successo e una eco sufficientemente ampia da supporre che sia arrivata in certi ambienti. Dunque c’è stupore che un saggio a circolazione ridotta abbia attirato l’attenzione di chi ha compilato le tracce della maturità. Trovarsi accanto a Segre o ad altri nomi sacri di questo tipo fa un certo effetto».



L’impostazione della traccia sembrava incentrata sui rischi della connessione e della nostra vita attraverso le piattaforme digitali. In realtà, la visione di Vera Gheno e di Bruno Mastroianni, nel saggio del 2018, è stata molto più possibilista, nel complesso, rispetto alle criticità evidenziate nella traccia stessa. «Secondo me – dice – si parla troppo dei rischi della connessione e si parla troppo poco del taglio che abbiamo cercato di dare alla nostra pubblicazione, che è quello delle opportunità del web. È vero che stare online è pericoloso, ma può essere fonte di molte cose positive: di accesso alla conoscenza, di creazione delle relazioni. Bruno e io siamo due persone che dei social e di internet, in generale, hanno una visione tutto sommato positiva e possibilista. Certo, ne vediamo i pericoli, ma abbiamo l’idea che, con il giusto grado di attenzione e di preparazione, stare online potrebbe anche essere una bella avventura».

Perché, allora, scegliere proprio quel passaggio per dare l’input alle studentesse e agli studenti per affrontare la tematica? «Il mio stupore – dice Vera Gheno a Giornalettismo – deriva anche dal fatto che il libro si differenzia da molti altri scritti su questo tema, perché ha una visione meno critica dell’online. Molte pubblicazioni, uscite anche in quel periodo, gridavano alla perdita cognitiva, al caos, ai pericoli, all’hate speech. Noi trattiamo questi temi, ma l’impostazione è che – se usati bene – i social media e i media digitali sono una risorsa».



L’estratto della traccia sull’iperconnessione: più che una critica, un monito sui potenziali rischi della rete

Ecco, allora, come interpretare il passaggio proposto nella traccia: «Quando ho riletto quel pezzettino, più che alla critica, pensavo a un segnale di allerta. Del tipo: attenzione, abbiamo a che fare con qualcosa che potenzialmente può essere un pericolo. Io spero che il messaggio soggiacente, invece, sia stato recepito dai maturandi. È vero che la connessione può essere un pericolo, allo stesso modo, però, di come può esserlo una bellissima automobile di grossa cilindrata: non un pericolo di per sé, ma un pericolo se utilizzata in maniera superficiale e affrettata. Mai noi nel libro suggeriamo di smettere di usare i social media».

Del resto, il tema della web reputation non è soltanto una questione che riguarda i ragazzi e la loro esperienza in rete. «Le persone o si occupano in maniera professionalmente della rete o non hanno contezza delle parole che usano online ancor prima di sceglierle di usarle. A volte c’è proprio una inconsapevolezza degli effetti che le parole, le immagini, le espressioni utilizzate possono provocare. Questo vale per grandi e piccini. Gli adulti non sono nati in questo contesto e quindi non colgono la pubblicità delle loro azioni; diversamente, i ragazzi sono nati in questo contesto ma non hanno grandissime competenze in generale di comunicazione. In una prospettiva intergenerazionale, il messaggio era di andare oltre rispetto al concetto d’età, ma di dire che come esseri umani siamo giovani utenti della rete e molto semplicemente, con molta pazienza, dobbiamo prendere atto di essere agli albori dell’era digitale. Si tratta di un percorso lunghissimo di cui probabilmente noi non vedremo la fine».

Alla fine, però, potrebbe essere interessante tracciare un bilancio rispetto alla scelta della traccia: «Non ho la minima idea di quanti studenti possano aver scelto questa traccia – conclude Vera Gheno -. Sicuramente l’avrei scelta io perché è una traccia che mi permette di partire dal personale per fare dei ragionamenti di valenza socio-politica, di cittadinanza attiva e così via. Questa è una delle tracce che potrebbe essere stata una sorta di refugium peccatorum, una di quelle tracce su cui qualcosa da dire la trovano tutti. In ogni caso, spero che sia stata l’occasione per le maturande e i maturandi di fare un pensierino sul loro rapporto con il digitale, che è un po’ il senso del nostro lavoro».