Non fa ridere, ma lo fanno lo stesso. Il Comune di Lizzanello, in provincia di Lecce, si è scagliato contro un’azienda che ha realizzato una campagna pubblicitaria arricchita dai classici cliché sessisti e da quel tipico doppio senso a sfondo sessuale (il tutto con l’immagine di una donna che indossa una mise succinta). «Ve la diamo gratis», è scritto a caratteri cubitali sui manifesti affissi in città. E si parlava di pulizia a sanificazione, quindi il riferimento sessuale (privo di senso) dovrebbe già esser cancellato.
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E, invece, l’azienda di pulizie ha deciso di rimanere ancorata al passato producendo una campagna pubblicitaria fuori ogni logica. Siamo nel 2021 e ancora si pensa di convincere potenziali acquirenti e clienti con messaggi come «ve la diamo gratis» e immagini ammiccanti di donne succinte. E lo sfogo del sindaco di Lizzanello è sacrosanto.
«Una pubblicità sessista oggi ha disturbato la consueta quiete che contraddistingue le domeniche pomeriggio della nostra comunità. Un bizzarro richiamo alla donna, come archetipo retrogrado di genere sottomesso – afferma il sindaco Fulvio Pedone -. Di fatto, un errore ha richiamato Lizzanello quale località di appartenenza della società che ha sfruttato lo slogan sessista per il proprio business. Lizzanello ne è solo la sede legale, la compagine, per fortuna, è altrove. Ad ogni modo Lizzanello e Merine non si tirano indietro e saranno sempre presenti per parteggiare contro le ingiustizie e combattere per una buona causa e questa di certo lo è».
«Non volevamo lanciare un simile messaggio. La locandina è stata realizzata dall’azienda che gestisce l’immagine della ditta e ha scelto uno slogan solo un po’ diverso, ma mai e poi mai possiamo essere tacciati di sessismo. Peraltro l’80 per cento del nostro personale è composto da donne. A ogni modo dispiace dover constatare insulti e cattiverie. In un mondo civile non è questo il modo di manifestare il proprio dissenso e per dimostrare la nostra buona fede ci scuseremo con una lettera che sta preparando il nostro legale Andrea Maggiulli chiarendo, una volta per tutte, quest’equivoco».