L’allarmismo dei giornali sulla variante indiana, ma Pfizer afferma che il vaccino la contrasta

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La casa farmaceutica sottolinea l'efficacia del vaccino anche contro questa versione preoccupante del coronavirus

La variante indiana del coronavirus sta preoccupando i giornali italiani che, proprio nella giornata di oggi, hanno proposto titoli allarmistici su questa mutazione del virus, soprattutto in virtù delle notizie drammatiche che arrivano dall’India. Oggi, il Paese ha superato quota 200mila vittime di coronavirus, gli ospedali sono al collasso, la situazione nelle strade sta diventando ingestibile. Il timore, nemmeno troppo velato, è che la variante indiana possa causare un nuovo aumento dei contagi anche in Europa, che sta faticando a uscire dalla terza ondata di coronavirus. Per questo, si diceva, i giornali italiani stanno iniziando a dare peso a ogni singolo caso di variante indiana.



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Variante indiana, la preoccupazione dei giornali italiani

Nelle ultime ore, ad esempio, si è dato molto rilievo alla notizia della variante indiana in Veneto e sono state fatte anche delle ipotesi su come abbia raggiunto il nostro Paese (attraverso un presunto pellegrinaggio lungo il fiume Gange). In realtà, come sottolinea l’Oms, la variante indiana è diffusa anche in altri 17 Paesi del mondo e, probabilmente, questa sua diffusione non risale di certo agli ultimi giorni. La comunità scientifica, oggi, ha sentito l’esigenza di tranquillizzare gli animi a proposito di questa nuova mutazione del virus.



Le dichiarazioni di Pfizer sull’efficacia del vaccino

E, come se non bastasse, oggi è arrivata anche un’altra notizia importante, direttamente dal fondatore di BioNTech Ugur Sahin, che ha parlato dell’efficacia del vaccino Pfizer anche sulla variante indiana. «La variante indiana presenta delle mutazioni che abbiamo già studiato – ha affermato questa mattina – e contro le quali il nostro vaccino ha dimostrato di funzionare. Questo è alla base della nostra fiducia».

Con ogni probabilità – e questo è un dato molto importante – ci sarà bisogno di un nuovo richiamo Pfizer dopo 9-12 mesi dalla prima somministrazione, perché dopo sei mesi, come annunciato in passato, l’efficacia del vaccino scende dal 95% al 91%. Per eliminare ogni rischio, quindi, potrebbe essere utile somministrare una nuova dose a cadenza periodica, un po’ come si fa con il vaccino anti influenzale. Ma questo è un altro discorso: l’importanza è dare risalto anche a chi – tra gli scienziati – non mostra la stessa preoccupazione di un certo tipo di stampa nei confronti della mutazione indiana del virus.



Foto IPP/zumapress