Perché Umberto Eco odiava “Il Nome della Rosa”

Tutto parte da un’immagine, da un momento, raccontava Umberto Eco: anche il suo romanzo più noto e più apprezzato, il Nome della Rosa, era nato da un’immagine, da un'”idea seminale”, diceva spesso Eco, poi seminata e cresciuta nel libro che tutti conoscono. Un libro che, però, Umberto Eco confessa letteralmente di “odiare”. «Nonostante quanto c’è scritto fuori dalla porta», raccontava Eco al Salone del Libro di Torino nel 2011, «spero che non mi chiederete del Nome della Rosa. Perché io odio questo libro, lo odio moltissimo. Ho scritto sei romanzi, i successivi cinque mi sono venuti molto meglio».

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E poi Eco condivide con chi lo ascolta una curiosa sindrome, notata anche da Gabriel Garcia Marquez: «Uno strano imprinting, per cui quando escono nuovi romanzi si impennano le vendite del primo». In particolare il Nome della Rosa, racconta Eco, è nato da una storia, incontrata «dall’immagine affascinante di un monaco avvelenato perché stava leggendo un libro in biblioteca»; una vicenda, dice Eco, che gli ha lasciato «un momento di inquietudine». Da lì, uno dei più grandi bestseller della storia.

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