Voleva dare un segnale e mostrare all’Italia intera quanto fosse fallace la legge che ha accompagnato la concessione del famoso bonus da 600 euro destinato alle partite Iva e ai lavoratori autonomi. Ospite di Agorà – su Rai 3 – torna a parlare Ubaldo Bocci, sfidante di Dario Nardella alle ultime elezioni a Firenze, consigliere comunale nel capoluogo toscano, coordinatore del centrodestra e imprenditore, dopo la ‘confessione’ arrivata nella giornata di ieri.
LEGGI ANCHE > Anche Ubaldo Bocci ha preso il bonus Covid per darlo in beneficenza
«Io mi rendo conto, perché poi una persona sulle cose ci ragiona e ci riflette – ha esordito Ubaldo Bocci in collegamento con Agorà -. Io credo che, sicuramente, la motivazione di partenza fosse legittima, perché volevo dimostrare che le legge era fatta male. È naturale che l’ultima cosa che mi è passata per la testa è che questi soldi rimanessero a me, tant’è vero che ho copie di bonifici fatti in tempi non sospetti».
“Ho preso i 600 per protestare contro una legge fatta male, per dimostrarne la fallacia. I soldi? Li ho dati in beneficenza. Ho sbagliato nella forma ma lungi da me approfittarne”
Ubaldo Bocci, Consigliere Comunale #agorarai pic.twitter.com/Nt6lPdCXJq— Agorà (@agorarai) August 12, 2020
Il politico e imprenditore, infatti, già nella giornata di martedì aveva spiegato di aver versato quei 600 euro ottenuti in beneficienza. Ora racconta di come quel suo gesto sia stato simbolico (e annunciato ad altri prima che si concretizzasse): voleva dimostrare come la legge sul bonus Covid ai lavoratori autonomi fosse ricca di errori e priva di qualsiasi paletto di reddito. Insomma, questa volta non si è trattato – come invece detto da altri consiglieri italiani, bipartisan – di un disguido con i commercialisti o con compagni vari. Si è trattato, secondo il racconto di Bocci, di un atto arbitrariamente voluto.
(foto di copertina: da Agorà, Rai 3)