La storia della truffa delle criptovalute a Roma Nord

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Un passaparola avrebbe dato il via libera a una vera e propria frode basata su fittizi investimenti in una moneta virtuale. E ci sarebbero decine di vittime in tutta la zona settentrionale della capitale

Professionisti di vario tipo e imprenditori. Sarebbero loro le vittime della truffa criptovalute che si sarebbe compiuta, nel corso degli scorsi mesi, nei quartieri di Roma Nord. Un sistema che si è auto-alimentato attraverso un passaparola tra persone fidate, il tutto coordinato – come punto di appoggio – da un canale Telegram che, ora, non esiste più. Un nuovo modo di attuare lo schema Ponzi, con la variante digitale che si è unita a un intreccio di rapporti all’interno di molti circoli della cosiddetta “Roma bene”. E si parla di un raggiro da migliaia di euro, soldi promessi e spariti nel giro di poco tempo.



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Come racconta l’edizione odierna del quotidiano Il Messaggero, questa truffa ha avuto un punto di inizio e uno di arrivo. Nel mezzo una lunga sequela di passaparola. In pratica, si promettevano grandi e rapidi guadagni investendo in una moneta virtuale chiamata Hu. Per rendere più appetibile l’interesse di imprenditori e professionisti di Roma Nord, all’inizio veniva fornito un riscontro reale della reale efficacia di questo metodo. In che modo? Con le “quote” di investimento dei nuovi investitori, venivano pagati i guadagni fittizi dei vecchi, cioè di coloro i quali – in buona fede – avevano invitato gli altri (spesso amici, parenti o conoscenti) a seguire il loro esempio. Poi il giochino si è interrotto: cancellato il canale Telegram utilizzato, all’inizio, come “coordinamento” e truffatore sparito con i soldi racimolati dopo l’avanzata del passaparola.



Truffa criptovalute Roma Nord, cosa è successo

Io guadagno, tu guadagni. Il sistema, dunque, si è auto-alimentato. Perché neanche un centesimo dei soldi “investiti” dalle vittime è stato realmente utilizzato per l’acquisto di quella “fruttuosa” moneta virtuale. E ora le indagini sono state aperte per cercare di individuare quel soggetto (ma potrebbero essere più di uno) che ha dato vita a questa truffa. Ma c’è un qualcosa che potrebbe ostacolare le indagini: perché le vittime che hanno partecipato a questo passaparola (convincendo, sempre in buona fede, altri a seguire il loro esempio) rischiano di essere accusati per “esercizio abusivo della professione” per aver proposto ad altri investimenti senza avere l’autorizzazione, ovvero l’iscrizione all’albo dei consulenti finanziari.