Lei dice di volerlo lasciare, lui sbanda con l’auto per fargliela pagare. Ma per i social la colpa è della donna

I social sono, ormai, lo specchio della società in cui le vittime vengono etichettate come carnefici e i carnefici quasi assolti da ogni responsabilità. L’ultimo caso che rinforza questa amara tesi proviene da Treviso dove, per colpa un incidente stradale (che dai racconti non sembra esser stato così involontario), una 62enne è deceduta senza avere alcuna colpa. Nell’auto che ha provocato lo scontro, infatti, c’erano due fidanzati che stavano discutendo: lei, dopo alcune minacce e un comportamento violento da parte del suo compagno gli ha comunicato la sua decisione di porre fine alla relazione. Allora lui (secondo il racconto della ragazza) si sarebbe infuriato e avrebbe sbandato di proposito invadendo la corsia opposta e andandosi a schiantare contro l’automobile guidata dall’incolpevole 62enne.

La veridicità del racconto fatto dalla giovane e le accuse mosse nei confronti del suo ex fidanzato saranno valutate dai giudici competenti, ma per alcuni (molti, forse troppi) utenti dei social la colpa non è del folle gesto del ragazzo, ma della giovane donna che non avrebbe scelto il momento più adatto per comunicargli la decisione di lasciarlo. La realtà ribaltata, dunque, con il carnefice (o presunto tale) che viene liberato dell’accusa del folle gesto perché l’attenzione si sposta sul comportamento, giudicato temporalmente inappropriato, della ragazza.

Treviso, sbanda con la macchina per punire la fidanzata che voleva lasciarlo

Come emblema abbiamo scelto di raccogliere alcuni dei commenti postati sotto l’articolo condiviso da Il Fatto Quotidiano sulla sua pagina Facebook che ha raccontato quanto accaduto a Treviso. Partiamo da uno dei più pacati che prima utilizza due aggettivi per dirsi scioccato per l’accaduto, ma poi si perde andando a trovare le responsabilità della ragazza: «Allucinante, assurdo, però con tanti momenti proprio mentre lui stava alla guida doveva dirglielo». Poi c’è chi fa l’analisi sociologica e il profilo psicologico di entrambi, riportando anche le accuse (scritte nel pezzo del Fatto Quotidiano) che erano state rivolte all’uomo in passato: «A questo punto tra lui e lei sceglier non saprei. La ragazza sapeva benissimo che era un violento, poteva almeno aspettare che si fermasse».

I commenti alla notizia

C’è anche chi fa della becera ironia, sottolineando che, alla prossima occasione, la ragazza potrebbe comunicare la sua decisione mentre l’uomo sarà alla guida di mezzi di trasporto più voluminosi e più pericolosi: «La prossima volta diglielo quando è alla guida di un bus o magari di un aereo». Poi c’è il giustizialista che, addirittura, parla espressamente di «responsabilità» della donna: «Capisco tutto ma dopo che lo denuncia per stalking e quant’altro ci sale pure in macchina? Per me anche lei qualche colpa ce l’ha».

Lo sdoganamento del caso «se l’è cercata lei»

Tanti commenti di questo tenore si trovano sotto i post Facebook e Twitter i diverse testate che hanno raccontato questo fatto di cronaca. Come spesso accade, oramai, sui social c’è la deriva del giustificazionismo e della mistificazione della realtà. Commenti simili, infatti, sono il classico preludio a chi ‘giustifica’ uno stupro perché ‘la ragazza aveva la minigonna’: ergo, se l’è andata a cercare. E, intanto, una donna innocente è morta per colpa di quello che sembra esser stato un folle gesto. Ma di lei non se ne parla.

 

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