Travaglio spiega che il M5S non ha capito nulla sul processo a Salvini
03/02/2019 di Enzo Boldi
Salvare Matteo Salvini dal processo davanti al Tribunale dei ministri è un’implicita dichiarazione di colpevolezza. Così Marco Travaglio prova a spiegare al Movimento 5 Stelle, nel suo editoriale della domenica, che il voto contrario all’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro dell’Interno sia un controsenso che implicherebbe un tacito assenso alle accuse nei confronti del leader della Lega. Per il direttore de Il Fatto Quotidiano, infatti, se si è certi di aver agito per il bene del Paese (e secondo le norme) non bisogna aver paura di un giudizio della Magistratura.
«L’idea sbagliata è che autorizzare il processo a Salvini significherebbe sconfessare una scelta politica firmata da lui, ma assunta o almeno condivisa da tutto il governo – scrive Marco Travaglio nel suo editoriale – e confermerebbe implicitamente che il vicepremier leghista ha commesso un sequestro di persona». Quindi consegnarlo a una condanna sicura. Così il direttore de Il Fatto Quotidiano analizza i turbamenti interni al M5S sulla questione che vedrà prima il voto in giunta e poi quello collegiale del Senato, dove le fazioni favorevoli o contrarie al processo contro l’alleato di governo continuano a dibattere.
Travaglio e gli errori del M5S nel processo a Salvini
Il Senato, infatti, non dovrà pronunciarsi sul fatto che la decisione sia stata collegiale, dato che è appurato come il provvedimento di sequestro della Nave Diciotti con a bordo i migranti sia stato condiviso dagli altri membri del governo. Il punto focale è un altro: lasciar valutare la magistratura se il tutto sia avvenuto senza infrangere nessuna legge vigente. La collegialità non è il capo d’imputazione che viene contestato dalla Procura, ma una sorta di giustificazione che la maggioranza si è data – dopo giorni di tira e molla – per cercare di giustificare il voltagabbana nei confronti della politica M5S contro l’immunità dei parlamentari e dei ministri.
Il precedente tragicomico del caso Berlusconi-Ruby
In molti, all’interno del Movimento, hanno usato come scudo il precedente in aula che vedeva coinvolto Silvio Berlusconi. «Il voto tragicomico del centrodestra nel 2010 su Ruby non rende di per sé legittimo un voto contrario al processo Salvini – spiega Marco Travaglio -. Potrebbero essere sbagliati e illegittimi entrambi». La corsa a difesa del ministro dell’Interno, dunque, è sbagliata soprattutto nei modi. Come spiega il direttore del Fatto, nascondersi dietro una «decisione collegiale del governo» o «il precedente Berlusconi-Ruby» rischia di diventare un boomerang che confermerebbe la non liceità della scelta fatta che diventerebbe – di fatto – una auto-condanna implicita.
(foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)