Travaglio bacchetta Di Battista: «Chi sta fuori non dovrebbe dire cosa non farebbe, ma cosa farebbe»

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Ieri, l'ex parlamentare del M5S aveva ammonito i suoi a non fidarsi del Pd

Ha scelto come titolo per il suo editoriale di oggi un gioco di parole con il cognome del destinatario del messaggio, «Il fuorista». Marco Travaglio contro Di Battista è quasi un inedito. Del resto, l’ex deputato del Movimento 5 Stelle ha scritto spesso per il Fatto Quotidiano nella sua versione cartacea. Inoltre, ha collaborato con il gruppo editoriale realizzando il famoso documentario in Nord e Sud America. Ma le parole di ieri, che sono servite ad Alessandro Di Battista per ammonire il resto dei 5Stelle sul Pd, invitando i suoi colleghi di partito a non fidarsi dei dem, non sono piaciute a Marco Travaglio.



Travaglio contro Di Battista: «Da fuori si dice anche cosa fare e non soltanto cosa non fare»

Che ha condotto l’attacco a colpi di penna: «Chi sta fuori – è la sintesi del suo editoriale – non dovrebbe dire soltanto cosa non farebbe, ma anche cosa farebbe al posto di chi sta dentro». L’alternativa a questo governo, secondo il direttore del Fatto Quotidiano, non potrebbe essere molto diversa da un esecutivo formato dalla Lega, da Fratelli d’Italia e da Forza Italia, con il Movimento 5 Stelle che – nonostante gli ampi consensi raccolti alle elezioni del 4 marzo 2018 – sarebbe rimasto fuori a guardare.

Nella prima parte del suo articolo, Marco Travaglio non risparmia complimenti per la sincerità e per la purezza delle idee di Di Battista, ma lo accusa – di fatto – di destabilizzare dall’esterno ciò che sta succedendo all’interno dei palazzi delle istituzioni. Chi è stato eletto, chi si trova a ricoprire dei posti di responsabilità, infatti, deve prendere in considerazione degli aspetti che chi sta fuori – pontificando soltanto dai propri canali social – non può vedere.



I cinque punti di Travaglio contro Di Battista

In cinque punti, Travaglio analizza la situazione: ricorda a Di Battista le responsabilità che il M5S ha nei confronti dei suoi elettori, sottolinea come la svolta sulle alleanze sia arrivata in un vertice a cui lo stesso Di Battista ha partecipato, che i primi contatti tra il Pd e il M5S risalgono a un anno fa (e Travaglio si chiede perché Di Battista non avesse parlato all’epoca), che le alternative al Conte-2 sarebbero state devastanti e che questo governo è stato approvato con un plebiscito sulla piattaforma Rousseau.