Impossibile non aver sentito un brano trap in radio, Spotify o televisione. Dai fatti di cronaca alla conduzione di format televisivi gli artisti trapper hanno invaso tutti i canali social e tradizionali. Non c’è ragazzo non ascolti un loro brano mentre adulti e fratelli maggiori faticano a capire liriche, musica e linguaggi visivi.
Il progetto realizzato dal Visual Lab di Repubblica, con la partecipazione di Giornalettismo, ha permesso di conoscere artisti e producer di questo fenomeno artistico per capire come sia riuscito a conquistare i giovanissimi fan che, grazie soprattutto agli affollati canali Instagram degli artisti, non si perdono una canzone o una esibizione dei loro cantanti preferiti. Quello della trap, infatti, è un mondo nato soprattutto dai canali social più frequentati dalle giovani generazioni, lontani dalla comunicazione mainstream dei canali televisivi. Le Instagram Stories oggi hanno completamente sostituito i programmi musicali televisivi che, fino a pochi anni fa, erano i luoghi d’eccellenza dove promuovere i nuovi generi musicali e i beniamini degli adolescenti.
Come ben pochi generi musicali del passato, infatti, la trap ha provocato reazioni di sgomento da parte degli adulti che non conoscendone canoni e linguaggio si sono trovati a guardare con biasimo cantanti e fan che ballavano e cantavano canzoni lontanissime dai loro canoni estetici provenienti dai generi musicali tradizionali. Una generazione esclusa dall’ascolto ma non dalla produzione. A differenza degli anni scorsi, infatti, gli artisti trap hanno trovato terreno fertile fra i produttori provenienti dall’Hip Hop tradizionale che, pur nati in un contesto diverso e più underground rispetto a quello odierno, si sono dati da fare per produrre la musica ‘simbolo’ di questi anni: «Adesso tutti i ragazzi vogliono arrivare al successo perché sanno quello che è il traguardo – sostiene Big Fish, produttore musicale dei Sotto Tono – i soldi, la fama, i vestiti, le macchina, prima noi eravamo appassionati di rap, facevamo il rap, punto!», come aggiunge Noyz Narcos: «Per come eravamo noi la major era il nemico».
Un traguardo, quello del successo, che sembra essere invece decisamente chiaro nelle nuove leve dell’Hip Hop italiano: «È importante che uno riesca a distinguersi – precisa Vegas Jones – se fai tutto al volo è molto facile apparire oggi, specie ora che è una moda, ma è il momento che qualcuno faccia capire che questa è cultura ed è una musica ascoltabile e seria, non bisogna far di tutta erba un fascio: nel giro di due o tre anni rimarrà solo chi ha voglia di fare musica con passione». Gli artisti simbolo di questo movimento non ci stanno a passare da marionette della produzione musicale internazionale: «È facile che gli artisti si assomiglino – aggiunge Rkomi – a me è venuto naturale fare quello che mi andava di fare musicalmente e a livello di immagine, sono legato a questa unicità».