Come il down di WhatsApp ha rischiato di compromettere il salvataggio della donna che ha tentato il suicidio dal ponte tibetano

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Lo ha raccontato Martina Pigliapoco, carabiniera di 25 anni

La storia si è conclusa con il lieto fine. Il tentato sucidio dal ponte tibetano di Perarolo (in provincia di Belluno) è stato sventato grazie all’intervento dell’agente dei carabinieri di 25 anni Martina Pigliapoco. Quest’ultima si è avvicinata alla persona che stava cercando di lanciarsi nel vuoto a partire da un punto turistico molto frequentato nell’area, si è seduta e ha parlato con lei per oltre 3 ore e mezza prima di convincerla a tornare indietro sulla propria decisione. Eppure, il down di WhatsApp – che si è verificato nel pomeriggio del 4 ottobre, il giorno stesso del tentato suicidio sventato dalla carabiniera – rischiava di compromettere tutto, proprio per il grande ruolo che il servizio di messaggistica ha avuto in quel frangente.



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Tentato suicidio dal ponte tibetano, come il down di WhatsApp ha rischiato di compromettere tutto

In un’intervista a Repubblica, Martina Pigliapoco ha parlato dei concitatissimi momenti del salvataggio, di come si sia messa a distanza di sicurezza dalla donna, di come abbia cercato di parlare con lei per tranquillizzarla. «L’unico supporto a mia disposizione – ha detto la giovane militare 25enne – era il telefonino, con cui scrivevo messaggi ai colleghi in chat. Per fortuna il crash di WhatsApp è arrivato qualche ora dopo. Anche il negoziatore dell’arma dei Carabinieri, giunto da Treviso, mi ha dato indicazioni via messaggio: ho potuto scaricare su di lui le mie ansie».



Il cellulare e i mille modi che offre per poter comunicare online (non solo attraverso messaggi di testo, ma anche attraverso fotografie, audio e video) ha avuto sicuramente una funzione importantissima in questa vicenda. E ci fa capire quanto le attività fondamentali delle nostre vite (anche quelle che riguardano operazioni di polizia) non possano ormai fare a meno di questo modo di comunicare. In una condizione già complessa come quella del tentativo di suicidio, aggrapparsi a qualcosa di solido e di sicuro della nostra routine quotidiana è stato sicuramente un fattore determinante. È solo un esempio, dunque, di quanto la tecnologia dovrebbe essere più etica e dovrebbe assumere la consapevolezza del ruolo sociale che ormai porta con sé. Per questo deve fare un salto di qualità in più in merito alla sua messa in sicurezza.