Ma davvero in Italia circolano ancora temi di italiano su «Amicizia e social network» basati su testi del 2009?

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Un tema come un altro per gli alunni che se lo sono trovati davanti. Una traccia di italiano che spinge a scrivere della «versione che gli adulti vogliono sentirsi dire». Ma si può ancora parlare di amicizia e social network nel 2022 a partire da un testo del 2009 e partendo da un'idea negativa dei rapporti in rete?

Un tema come un altro, per la maggior parte dei professori. Un altro tema, come tanti altri, per gli alunni che se lo sono trovati davanti. La domanda è molto semplice e proveremo ad argomentarla in questo articolo: può un tema di italiano nel 2022 basarsi su un testo pubblicato presso la casa editrice FrancoAngeli di Milano nel 2009? Sì, a quanto pare: lo dimostra una traccia che ci è giunta in redazione.



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Di quale tema di italiano 2022 si tratta

Esattamente un anno fa, nell’ottobre 2021, era diventata virale la foto di un esercizio in cui si chiedeva a degli studenti liceali di correggere un dialogo tra adolescenti. Per svolgere l’esercizio bisognava riscrivere il dialogo eliminando tutti i termini tipici del linguaggio da Gen Z. Si trattava di un esercizio del tutto anacronistico, visto che i termini da correggere appartenevano a un lessico che non era quello di chi è adolescente in questi anni. Bensì, di chi lo è stato nel 2009.



Quando si parla di digitale, anche quattro anni sono tantissimi. Lo aveva raccontato Vera Gheno a Giornalettismo, in occasione della traccia sull’iperconnessione della maturità 2022 che si basava sull’estratto di un suo libro datato 2018.

E se già quattro anni sembravano un’eternità a Vera Gheno, che non è una Gen Z, figuriamoci come possono risultare 13 anni a chi ha dovuto svolgere un compito di italiano a partire da un testo datato 2009.



Un testo del 2009 per degli alunni nati nel 2006

È vero che i temi di italiano sono spesso ricorsivi e il più delle volte riciclati. D’altronde, a cadenza mensile, servirebbe molta inventiva per trovare tracce di volta in volta nuove. Ma forse, i giovani studenti delle scuole superiori di tutti i tempi, adesso più di qualche anno fa, non hanno bisogno di leggere tracce nuove, quanto innovative. E l’innovazione, in questo caso specifico, consiste nel riconoscere che Facebook – i nati nel 2004 – nemmeno ce l’hanno; che un amico da cui si riceve quel video divertente in un momento di tristezza non è meno amico di quello che un tempo sarebbe venuto a citofonarti a casa.

La storia dell’amicizia in rete come superficiale, effimera e da principio meno di valore di quella reale è passata di moda. Il binomio stesso mondo reale e mondo digitale non ha più senso di esistere. Nel 2022, viviamo in un mondo digitalmente reale.

«È un poco come un allenamento virtuale. L’amicizia in rete sta all’amicizia vera e faticosa come un simulatore di volo sta a una trasvolata oceanica. Allenarsi fa bene, d’accordo. Ma la gara prima o poi bisogna correrla».

Quella di Mauro Ferraresi è una citazione tratta dal libro «Facebook come moltitudine solitaria» e risale al 2009, anno in cui i liceali di oggi avevano dai 2 ai 5 anni. Abbiamo memoria di cos’era il 2009 per gli adolescenti di quegli anni? Ce lo ricorda un post della pagina Facebook «Ma che ne sanno i 2000»:

Il tema di italiano è per molti studenti un momento di noia, di sforzo nel tentativo di trovare argomenti che possano attirare l’attenzione dei docenti e portare a casa la sufficienza. Per altri, è un momento di introspezione; per altro ancora, un modo per denunciare – attraverso le parole – le ingiustizie e le paturnie di quegli anni in cui si è particolarmente vulnerabili. Trovarsi davanti una traccia fuori dai tempi come quella di cui abbiamo parlato, dunque, può aprire a due strade: la prima è quella di contestare il paragone tra amicizia reale e amicizia in rete. La seconda, più immediata e sbrigativa, è quella di raccontare al docente di turno la versione che gli adulti vogliono sentirsi dire.

Ma negli anni del metaverso, dei politici che sbarcano su TikTok durante una campagna elettorale e di milioni stanziati per la transizione digitale, non è forse il caso che anche quei docenti anagraficamente lontani anni luce dai propri alunni, comincino a svecchiare le tracce dei loro compiti in classe?