Il ban di Telegram in Brasile è stato revocato

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Il social network di Pavel Durov ha dato seguito alle richieste della Corte Suprema del Paese

È durato un week-end il ban di Telegram dal Brasile. Una vicenda che, a tratti, ha avuto dei contorni anche abbastanza paradossali, con lo stop ordinato dalla Corte Suprema del Paese a causa del mancato adempimento di prescrizioni relative al blocco della disinformazione sulla sua piattaforma. Il giudice brasiliano, infatti, aveva chiesto a Telegram di prendere provvedimenti nei confronti del blogger brasiliano Allan dos Santos che aveva ripetutamente diffuso false informazioni attraverso i suoi canali molto seguiti. Il blogger, tra le altre cose, è uno dei principali supporter-influencer del presidente Jair Bolsonaro. Telegram, per bocca di Pavel Durov (CEO e fondatore), aveva detto di aver perso la mail di comunicazione del giudice della Corte Suprema brasiliana e che avrebbe preso immediatamente provvedimenti.



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Telegram in Brasile: ripristinato dopo essersi adeguato alle prescrizioni del giudice

Evidentemente, il caso era stato sottovalutato. L’annuncio del blocco di Telegram stabilito dall’autorità giudiziaria brasiliana (intervenuto nella giornata di venerdì scorso) deve aver fatto destare la piattaforma dal suo torpore. Le azioni sono state eseguite e, dalle scorse ore, Telegram è tornato in attività anche nel Paese sudamericano.



La piattaforma di Pavel Durov non si è limitata soltanto ad accogliere le prescrizioni della corte suprema; ha anche apportato altre modifiche alla sua app per evitare che, attraverso questa piattaforma, si distribuisse disinformazione. Telegram è uno dei social network e una delle app di messaggistica istantanea più utilizzate nel Paese, un veicolo attraverso cui si distribuisce gran parte dell’informazione in Brasile. È inevitabile che Telegram si attivi per evitare problemi, anche in virtù della prossima scadenza critica nel Paese: le elezioni presidenziali del mese di ottobre 2022, che possono essere cruciali per il destino politico del Brasile. Inquinare l’informazione in quella circostanza potrebbe essere potenzialmente devastante.

Ecco perché Telegram ha iniziato a contrassegnare i post di disinformazione attraverso dei flag, aumentando il monitoraggio su quei canali che, da soli, rappresentano il 95% del traffico legato a post pubblici sulla stessa piattaforma. L’azione di Telegram ha evitato il blocco vero e proprio: venerdì scorso era arrivata la notifica, che sarebbe stata operativa in cinque giorni. La rapidità di intervento ha scongiurato l’interruzione del servizio su Telegram che, adesso, è conforme alle prescrizioni del giudice brasiliano.