Tav, la nuova analisi costi-benefici dimezza la spesa. Il M5S si spacca

Alla fine il Tav si farà, o almeno un Mini-Tav. L’ingegner Marco Ponti ha redatto  una nuova analisi costi-benefici sul progetto dell’alta velocità tra Torino e Lione, escludendo le spese del governo francese e dell’Unione Europea. Ed ecco che, improvvisamente, si dimezza il saldo negativo che aveva fatto gridare immediatamente al No Tav. Un calcolo più sensato, dato che si doveva analizzare la questione italiana e non estera, che apre le porte a un leggero ridimensionamento del progetto che, però, si farà. E nel Movimento 5 Stelle già scattano le prime proteste.

«Il governo ci ha chiesto un supplemento di analisi in cui si considerassero solo i costi e i benefici per l’Italia», ha spiegato Marco Ponti, primo firmatario anche della prima discussa relazione, al Collegio Carlo Alberto di Torino. E il risultato finale di questo nuovo studio dimezza il saldo negativo. «Più o meno i costi italiani superano i benefici di tre miliardi e mezzo», ha dichiarato l’altro firmatario della nuova analisi, Francesco Ramella. Nella versione originaria, che considerava l’impianto tout-court dell’opera, anche nella sua gestione internazionale, i costi superavano i benefici di oltre sette miliardi.

Tav, il saldo negativo del Tav dimezzato nella nuova analisi

Come riportava La Repubblica, la nuova analisi sembrava essere stata richiesta da Giuseppe Conte. Nella stessa giornata però è arrivata la smentita direttamente da Palazzo Chigi, che tramite una nota ha fatto sapere che il presidente del Consiglio  non ha richiesto il supplemento alla prima analisi. Il dimezzamento dei costi è arrivata prima dell’incontro delle prossime settimane con il presidente francese Emmanuel Macron, quando si parlerà di Tav e delle tensioni politiche tra Italia e Francia degli ultimi mesi: dalle polemiche sul colonialismo all’incontro con la frangia più estrema dei gilet gialli di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Senz’altro il tema della Torino-Lione sarà centrale in questo colloquio, con la nuova analisi che potrebbe portare a un ridimensionamento dell’opera. Solo a un ridimensionamento.

Si aprono le porte a un progetto più sostenibile

Fatto che, in fondo, è scritto anche nel contratto di governo, dove non si è mai parlato dello stop definitivo e integralista al Tav, ma solo di un ricalcolo e di una ri-progettazione maggiormente sostenibile, nonostante quanto sbandierato ai quattro venti da alcuni esponenti M5S che hanno provato con questa storia a racimolare i consensi persi. Si potrebbe optare per un Mini-Tav, sempre con il tunnel di base per non perdere il finanziamento europeo da 300 milioni di euro. I bandi di gara sono già pronti.

(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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