Meno tasse e più investimenti, il piano di Matteo Renzi per la ripresa

Meno tasse e più investimenti: è il piano di Matteo Renzi per la ripresa economica, legato anche ai dati sul prodotto interno lordo che l’Istat ha diffuso proprio oggi, che evidenziano i nuovi segnali di una timida ripresa. Il governo contava probabilmente su qualche decimale in più per potersi presentare alla porta di Bruxelles con risultati significativi in mano, ma nelle stanze del governo c’è chi assicura che, comunque, anche una crescita non stratosferica potrebbe essere sufficiente a chiedere all’Europa ulteriori margini di flessibilità.

 

MENO TASSE E PIÚ INVESTIMENTI, ECCO IL PIANO DI MATTEO RENZI

Il piano di Renzi e del suo governo prevede dunque una riduzione significativa della pressione fiscale. Il Corriere della Sera spiega, con Mario Sensini:

 II «tagliando» di oggi servirà a capire meglio come articolare la manovra, ma sarà proprio la spinta alla crescita a caratterizzare l’azione del governo dei prossimi mesi. A cominciare dalla messa a punto del piano triennale di sgravi fiscali, che verrà annunciato nei dettagli ad ottobre, insieme alla legge di Stabilità per il 2016. II taglio delle tasse comincerà con la Tasi sulla prima casa, l’Imu sui macchinari e sui terreni agricoli, per 5 miliardi nel 2016, e proseguirà con 15 miliardi di tagli all’Ires nel 2017 e all’Irpef nel 2018, per un totale di 35 miliardi. Sono sgravi fiscali aggiuntivi, ma la loro capacità di imprimere un’accelerazione alla crescita prevista 0’1,4% nel 2016, l’1,5% nel 2017, poi ancora un 1,4% nel 2018) dipenderà da come verranno finanziati. Se a coprirli saranno interamente i tagli alla spesa pubblica (che deprimono l’economia) l’effetto rischia di essere limitato, ma il governo punta a finanziare almeno una parte degli sgravi in deficit, e a capitalizzare l’impatto positivo sulla crescita.

Molte delle riforme che Renzi ha in mente richiedono una copertura finanziaria non indifferente. Il pallottoliere è già partito, alcuni soldi sono già in cassa, per altri ci sarà bisogno di trovare negli interstizi le risorse necessarie. Si legge ancora sul Corriere della Sera:

Con la prossima manovra di bilancio, oltre al taglio delle tasse sulla casa, il governo vuole disinnescare l’aumento dell’Iva e delle accise ed un taglio delle detrazioni, già in cantiere, che valgono 16 miliardi. Punta a rendere strutturale la decontribuzione per i nuovi assunti, anche se non per tutti, come ora. E dovrà stanziare qualche risorsa per finanziare il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Sulla carta, per il 2016, ci sono tra 20 e 25 miliardi di euro di nuovi interventi, ma sulle coperture, per ora, ci si ferma a poco più di 15. Dalla spending review sono attesi 10 miliardi, comunque una somma molto elevata, mentre la flessibilità Ue sui bilanci garantisce non più di 6-6,5 miliardi di spesa in deficit. A meno che Renzi e Padoan non vogliano avviare con Bruxelles un nuovo braccio di ferro, i margini sono questi.

Secondo Il Messaggero, c’è sia l’intenzione che la possibilità di aprire un nuovo tavolo con Bruxelles: il governo avrebbe scoperto che oltre a chiedere flessibilità sui conti pubblici utilizzando la clausola delle riforme strutturali – già ampiamente capitalizzata – i governi nazionali potrebbero chiederne di ulteriore utilizzando quella degli investimenti infrastrutturali.

 

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Un sì dall’Unione Europea potrebbe sbloccare qualcosa come 3,2 miliardi di euro. Scrive Alberto Gentili sul quotidiano romano:

 Per il 2016 Roma ha già sfruttato la clausola per le riforme strutturali, pari a 6,4 miliardi e allo 0,4% del rapporto deficit-Pil. Tant’è che il prossimo anno l’Italia farà segnare un rapporto dell’1,8%, contro il previsto 1,4%. E dunque non può più battere sul quel tasto. Ma, grazie a un lavoro di scouting di Padoan e dei tecnici dell’Economia, il governo ha scoperto di poter ricorrere alla clausola per gli investimenti. «Prima si pensava che non fosse cumulabile con l’altra clausola e che comunque l’importo totale non potesse superare lo 0,5% del Pil. Ora, invece, abbiamo scoperto che c’è la possibilità del cumulo e che probabilmente potremo spuntare uno scostamento dello 0,6%», dicono al Tesoro. Traduzione: palazzo Chigi punterà a ottenere dalla Commissione europea la possibilità di stanziare in investimenti 3,2 miliardi, pari allo 0,2% del Pil. Arrivando a sfiorare il 2% nel rapporto tra deficit e prodotto interno lordo.

Anche l’annuncio delle riforme fiscali, secondo il governo, potrebbe dare una spinta positiva all’economia:

Altra leva per lo sviluppo su cui scommette Renzi è l’effetto annuncio del taglio, nel 2017, delle tasse sui profitti d’impresa. «Ora siamo al 31,4%, la Germania e la Francia al 30 e la Spagna al 25%», ha detto Renzi il 28 luglio incontrando gli ambasciatori. «Ebbene, il nostro obiettivo è di arrivare tra due ani al 24%, un punto sotto Madrid». «E questo annuncio», azzardano a palazzo Chigi, «di per sé potrà favorire gli investimenti, anche dall’estero: se sai che paghi meno tasse, investi di più».

(Foto di copertina: ANSA / ETTORE FERRARI)

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