La «tassa Covid» di parrucchieri ed estetisti che è comparsa su alcuni scontrini

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Oscilla tra i 2 e i 4 euro

Oscilla tra i 2 e i 4 euro e l’hanno già ribattezzata tassa Covid, sugli scontrini di parrucchieri, estetisti e altri servizi alla persona. E – è bene precisarlo subito – non è una abitudine diffusa ovunque, ma riguarda soltanto alcuni esercizi commerciali in alcune città italiane. Abbiamo già dato conto dell’aumento dei prezzi in seguito alla riapertura delle attività dopo l’emergenza coronavirus. Il modo, per alcune rivenditori, di rientrare o di cercare di rientrare più velocemente all’interno delle spese sostenute in questo periodo di chiusura forzata delle attività.



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Tassa Covid sugli scontrini: comparse voci di spesa tra i 2 e i 4 euro

Su alcuni scontrini, dunque, sembra essere stata sdoganata una sorta di cifra-risarcimento (che a questo punto viene fatta scontare proprio ai cittadini) riguardante tutte le prescrizioni che gli esercizi commerciali hanno messo in piedi per poter riaprire, dalla sanificazione dei locali effettuata attraverso l’intervento di ditte specializzate, passando per l’acquisto di prodotti di protezione personale e di kit di sicurezza anti-contagio che, a volte, vengono inseriti anch’essi all’interno degli scontrini.



Le segnalazioni, in questo caso, sono state effettuate sia dal Codacons, sia dall’Unione Nazionale dei consumatori. «Si tratta di una sorta di tassa di sanificazione applicata da parrucchieri, estetisti e alcuni dentisti – ha spiegato il presidente dell’UNC Massimiliano Dona al Sole 24 Ore -, una prassi scorretta che si sottrae forse anche da un punto di vista fiscale alla somma dovuta al consumatore».

Tassa Covid, le proteste e gli altri elementi che possono supportarle

Le prime avvisaglie si erano già intraviste al momento della riapertura delle attività il 18 maggio, ma a quanto pare la prassi sembra essere consolidata in alcune realtà commerciali. I costi degli interventi di sanificazione, lo si ricorda, vanno dai 200 ai 400 euro a intervento, a seconda della superficie da trattare. La periodicità dell’intervento deve essere frequente e questo comporta indubbiamente una nuova spesa per le già vessate attività commerciali. Tuttavia, nel decreto Cura Italia è stato previsto un incentivo proprio per offrire un supporto a questa spesa ulteriore: ai soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione è riconosciuto infatti, per il periodo d’imposta 2020, un credito d’imposta nella misura del 50 per cento delle spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro fino ad un massimo di 20.000 euro.



Dunque sembra essere scorretto nei confronti della clientela chiedere un contributo dai 2 ai 4 euro per la sanificazione dei locali.