La storia che vi abbiamo raccontato dimostra che Gallera non dice le cose come stanno sui tamponi

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In troppi, anche sintomatici, sono ancora in attesa di capire se sono affetti da Covid-19 oppure no

Le dichiarazioni di Giulio Gallera, quest’oggi, hanno un po’ spiazzato. Non soltanto per l’annuncio della sperimentazione del farmaco Avigan, non soltanto per il moderato ottimismo con cui sono stati salutati i dati di oggi (il trend dell’aumento dei contagi e delle vittime sembra essere leggermente in calo in Lombardia e, di conseguenza, nel resto d’Italia), ma anche per le sue parole sui tamponi ai cittadini che risiedono in regione. «Se le condizioni di una persona che ha un raffreddore, e per questo è legittimato a stare a casa, diventano non dico serie, ma anche solo un po’ alterate – ha detto Giulio Gallera, assessore al Welfare della regione Lombardia -, il medico di medicina generale lo manda a fare il tampone».



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Tamponi Lombardia, le dichiarazioni di Gallera



Tamponi Lombardia, la storia della 25enne di Solza che vi abbiamo raccontato

Nei giorni scorsi, vi abbiamo raccontato che – purtroppo – non è così. Già il 4 marzo scorso abbiamo riportato la storia di una 25enne di Solza in provincia di Bergamo (ma originaria di Roma) che da giorni è alle prese con quelli che sembrano essere i sintomi da Covid-19. Sintomi che, al momento in cui scriviamo, non sono ancora scomparsi. Nonostante le ripetute richieste di assistenza medica, la giovane non è stata sottoposta a tampone. Uno dei tanti casi – diversi altri sono stati segnalati in questi giorni – in cui la presenza della malattia non può essere accertata e in cui la paziente non può ricevere l’assistenza di cui potrebbe aver bisogno.

Nonostante le parole dell’assessore lombardo, dunque, occorre riscontrare ancora una volta di più il problema che il sistema sanitario regionale ha nell’effettuare i tamponi. Il monitoraggio di persone con sintomi (ma la cosa andrebbe estesa anche agli asintomatici) è fondamentale per non perdere contatto con la reale diffusione del virus. E quest’ultimo aspetto, in Lombardia, sembra davvero essere sfuggito di mano.