Taglio del numero dei parlamentari, scontro tra Roberto Fico ed Emanuele Fiano

La maggioranza ha retto anche stavolta, ma non senza bagarre. Alla Camera dei deputati è arrivato il testo della riforma costituzionale che tagli i parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Un taglio per ridurre i costi e risparmiare «fino a 500 milioni a legislatura», ma in aula si ripete il caos già avvenuto in Commissione Affari Costituzionali.

Taglio del numero dei parlamentari, scontro tra Roberto Fico ed Emanuele Fiano

A discutere animatamente sono stati il presidente della Camera Roberto Fico e il deputato del Emanuele Fiano. Il primo infatti aveva dichiarato inammissibili una ventina di emendamenti al ddl della riforma costituzionale, decisione motivata dicendo che erano estranei alla riforma. È quindi insorto il deputato del Partito Democratico denunciando una scorrettezza e un sopruso. «Quello che lei sta compiendo, Presidente, pur nell’educazione e nella cortesia dei nostri rapporti, è un sopruso, e non è la prima volta, a favore della maggioranza, che, in quest’Aula, sotto la sua presidenza, ha diritti diversi dai nostri – ha puntato il dito Emanuele Fiano – Lei sta sancendo una diseguaglianza dei diritti tra maggioranza e opposizione». La critica mossa dall’opposizione è che questa riforma sia prevalentemente «uno spot elettorale» in vista delle elezioni europee, poiché, sostengono diverse voci dall’opposizioni , questa riforma interviene solo «in maniera chirurgica» ma non sostanziale, tagliando il numero dei parlamentari senza andare a rivedere «i problemi strutturali», tema presente negli emendamenti presentati.

Immediata la replica di Roberto Fico: «Deputato Fiano, riguardo all’ultima parte del suo intervento, non posso che dire che i diritti della maggioranza e dell’opposizione io li rispetto sempre tutti e in modo imparziale, fino alla fine, sempre, perché fa parte del mio ruolo e l’indipendenza per me è sacrosanta».

Respinti i primi emendamenti, la maggioranza regge dentro l’aula

I momenti di tensione non hanno pero intaccato l’esito finale del primo round di votazioni della seconda seduta sul testo, dove la maggioranza ha tenuto anche con le temute votazioni a scrutinio segreto, anche se dal tabellone emerge che qualche deputato leghista non ha votato. I due emendamenti proposti dal Pd, che abbassavano a 18 anni l’elettorato attivo per il Senato e sono stati respinti con 278 no per il primo e 275 per il secondo, insieme ad altri 26 bocciati. Gli emendamenti presentati in totale sono 64, di cui sedici dichiarati inammissibili e uno precluso. Oggi continueranno le votazioni anche sui rimanete 20 emendamenti, poi le votazioni finali. Se tutto fila liscio, il testo – che la maggioranza spera resti così com’è –  dovrà passare tra tre mesi nuovamente in Senato e poi ancora alla Camera.

(credits immagine di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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