Usano il nome di Taffo per fare post meschini su Nadia Toffa

Categorie: Social Network

L'azienda di pompe funebri molto nota sui social network smentisce duramente

L’agenzia di pompe funebri Taffo è nota per il suo uso spregiudicato, ma sempre nei limiti del buon gusto, dei social network. L’idea di base è che si possa promuovere un servizio – quello delle pompe funebri, appunto – anche con ironia e con spensieratezza. Ma ci sono dei limiti che non possono essere oltrepassati. Oggi, dopo la tragica notizia della morte di Nadia Toffa, si erano diffusi diversi post sui social network che utilizzavano loghi e metodi della nota agenzia funebre di Roma.



Taffo e i falsi post su Nadia Toffa

L’azienda, tuttavia, si è precipitata a smentire tutto sui propri canali social, affermando di essere bersaglio di un’operazione meschina: «Stanno usando il nostro nome per post meschini circa la morte di Nadia Toffa – si legge su Facebook –. Non è opera nostra, seguiranno denunce».



La reazione di Taffo ai falsi post su Nadia Toffa

Denunce sulla base di appropriazione indebita del marchio e sul falso, evidentemente. Da qualche ora, infatti, circola un’immagine di Nadia Toffa con la didascalia «Nadia Taffo – Benvenuta in famiglia». Oppure, un’altra immagine in cui viene preso di mira lo splendido sorriso che Nadia Toffa amava sfoggiare. Qui si legge, invece: «Vendo protesi odontoiatrica in ceramica causa cessata attività. No perditempo. Citofonare Taffo».

Si tratta di post che fanno evidentemente dell’ironia nera e che non sono in alcun modo riconducibili alla nota agenzia di pompe funebri che, in questa circostanza, è vittima di quanto sta accadendo sui social network. Oltre al pessimo gusto, l’episodio che ha messo nel mirino l’azienda di pompe funebri sottolinea ancora una volta come sia sottile, in rete, la differenza tra ciò che è un prodotto originale e ciò che è un plagio. Se quest’ultimo riguarda una notizia che ha avuto un grande impatto emotivo sugli italiani e non solo, il cerchio si chiude. Un comportamento del genere è da stigmatizzare.