I tre club britannici che boicottano i social per protestare contro il razzismo

L'iniziativa è partita dallo Swansea City dopo alcuni episodi di discriminazione nei confronti dei loro calciatori. Poi è arrivata anche l'adesione del Birmingham e dei Rangers di Glasgow

09/04/2021 di Enzo Boldi

I razzisti di oggi vivono nascosti nell’ombra dei social. Pensano di non essere individuabili e denunciati per quel che scrivono, ma forse la loro ignoranza mentale li porta a non considerare che anche quel che si scrive sui social è passibile di reato. Adesso, però, anche il mondo del calcio chiede rimedi esemplari contro questo disgustoso (e criminale) fenomeno. Il tutto è partito con la campagna dello Swansea City boicotta social. Poi l’esempio del club gallese è stato seguito anche dal Birmingham City e dai Rangers di Glasgow. Così il calcio britannico prova a dare un calcio al razzismo.

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«Come squadra di calcio, abbiamo visto molti dei nostri giocatori soggetti ad abusi abominevoli solo nelle ultime sette settimane e riteniamo che sia giusto prendere posizione contro comportamenti che sono un flagello per il nostro sport e la società in generale – si legge nel comunicato diramato giovedì pomeriggio sul sito ufficiale dello Swansea City -. Saremo sempre fermi nel nostro sostegno ai nostri giocatori, al personale, ai tifosi e alla comunità che rappresentiamo con orgoglio, e siamo uniti come club su questo tema». Il tutto, pochi minuti prima dell’ultima condivisione social con un video in cui Steve Cooper, allenatore della squadra gallese, spiega i motivi che hanno spinto il club a questa decisione di boicottare (dalle ore 17 di ieri, fino alla stessa ora del 15 aprile) tutte le piattaforme social dopo numerosi episodi di razzismo nei confronti dei loro giocatori (Jamal Lowe, Yan Dhanda e Ben Cabango).

I social coinvolti in questa battaglia partita dal Galles sono Facebook, Twitter, Instagram , LinkedIn, YouTube, TikTok e Snapchat. Insomma, la maggior parte delle piattaforme di largo consumo in Gran Bretagna. Lo stop all’utilizzo dei social media è stato preso di comune accordo tra lo staff dirigenziale, i giocatori, e lo staff tecnico sia della divisione maschile, sia di quella femminile.

Swansea City boicotta social contro il razzismo

L’amministratore delegato del club gallese che milita in Championship (paragonabile, per gerarchia, alla Serie B italiana), Julian Winter, ha anche inviato una lettera ai Ceo di Twitter e Facebook. Il club ha sottolineato come gli episodi di intolleranza e discriminazione razziale nei confronti dei loro giocatori (ma, purtroppo, si tratta di un umiliante fenomeno globale) si ripetano in continuazione. Per questo motivo, il calcio chiede a Jack Dorsey e Mark Zuckerberg di dare in chiaro segnale e prendere provvedimenti nei confronti dei razzisti da tastiera che sfogano le loro intolleranza, basata sull’assurdo principio del “colore della pelle”, contro i calciatori. Ovviamente la battaglia riguarda il calcio, ma è estendibile alla vita quotidiana di molte altre persone. Perché la discriminazione razziale è un problema he gravita in ogni ambito.

Anche Birmingham e Rangers aderiscono alla mobilitazione

Se lo Swansea City boicotta social network per una settimana, anche altri due club britannici hanno deciso di aderire alla mobilitazione. Il primo a scendere in campo a sostegno della battaglia dei gallesi è stato il Birmingham City, squadra che milita in Championship come i “rivali” sportivi dello Swansea.

Non militano nello stesso campionato, ma hanno scelto di affrontare questa battaglia, anche i Rangers di Glasgow che hanno deciso di adottare lo stesso comportamento di Swansea City e Birmingham City, al grido «Enough is Enough».

La speranza è che anche i club di Premier League facciano da megafono a questa protesta, perché la necessità di ripulire questo ecosistema malato di razzismo deve partire da gesti forti e non solo simbolici.

(foto di copertina: da profilo Twitter dello Swansea City)

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