Secondo Susanna Ceccardi la donna che ha aggredito Salvini ha un passato violento

La sua ricostruzione non corrisponde a verità

12/09/2020 di Federico Pallone

La trentenne originaria del Congo che ha aggredito Matteo Salvini a Pontassieve (Firenze) strappandogli la camicia e un rosario che indossava al collo, «a quanto pare non si è redenta dalla sua violenza, che ha dimostrato di avere in passato». È quanto ha affermato Susanna Ceccardi, candidata del centrodestra alle elezioni regionali in Toscana, parlando a Mattino Cinque su Canale 5. L’aggressione, ha continuato Ceccardi, è stata «un episodio sicuramente brutto che non rappresenta la nostra Toscana, che invece è una Toscana piena di civiltà, di persone civili, accoglienti, laboriose. Quella signora ha avuto un passato dedito alla criminalità, poi sembrava almeno che ne fosse uscita. Adesso lavora per il Comune di Pontassieve, è mediatrice culturale assunta in Comune». Tuttavia, ha sottolineato Ceccardi, «anche il lavoro che ha fatto il Comune di Pontassieve per l’integrazione di questa persona probabilmente è fallito».

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Eppure, come sottolineato da Open, quanto dichiarato in tv da Susanna Ceccardi non corrisponderebbe a verità. La donna, Auriane Fatuma Bindela, sarebbe impegnata nel servizio civile nel progetto ‘La scuola, l’ambiente e la comunicazione istituzionale’ del comune di Pontassieve. Nessuno in paese l’aveva identificata come una delinquente con precedenti penali così gravi, nemmeno tra i politici locali. E a conferma di ciò, anche la questura fiorentina ha affermato che la donna risulta incensurata.

«Le risorse dei comuni, degli enti locali, ma anche le risorse nazionali e regionali non sono infinite. E quindi devono essere dosate. Dire ‘prima gli italiani‘ o comunque le persone che vivono sul territorio da molti anni non è una questione di razzismo, ma di buon senso», ha detto ancora Susanna Ceccardi durante il suo intervento in tv. «Dobbiamo comunque stabilire una linea di priorità e cercare di aiutare per lo meno chi vive da sempre sul nostro territorio e chi ha più bisogno. Altrimenti se spalanchiamo le porte a tutti significa poi non aiutare nessuno, perchè le risorse mancano per tutti. La risposta è accogliere solo quelli che possiamo accogliere dignitosamente. Altrimenti non facciamo integrazione, ma succedono degli episodi di disintegrazione sociale come nelle nostre periferie, che stanno diventando bombe sociali», ha concluso Susanna Ceccardi.

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