Come sta tornando in voga la storia del «favorino» di Conte al suocero, che in realtà non è un favorino

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La vicenda è stata posta in rilievo, dopo l'esplosione della questione morale sul bonus di 600 euro ai parlamentari

La teoria della distrazione, per spostare l’attenzione su altro quando si è immersi in un problema. Diversi account social e diverse testate ideologicamente vicine all’area sovranista, in questi giorni stanno tirando nuovamente fuori la storia di Cesare Paladino suocero di Giuseppe Conte che, titolare di un importante albergo di Roma, non avrebbe pagato la tassa di soggiorno dal 2014 al 2018 (un periodo, tra l’altro, in cui Giuseppe Conte non era nemmeno entrato in politica). Per questo episodio, tra le altre cose, un anno fa il suocero Conte, ha patteggiato (il reato era previsto dal codice penale), con la conseguente restituzione della cifra dovuta, ovvero 2 milioni di euro. 



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Suocero Conte e la vicenda della tassa di soggiorno che torna alla ribalta

Tuttavia, sta tornando in voga la vicenda – in esatta contrapposizione alla storia del bonus da 600 euro richiesto da alcuni parlamentari, quasi come contraltare alla questione morale che ne è scaturita – della depenalizzazione del reato di peculato per il mancato pagamento della tassa di soggiorno, inserito all’interno del Decreto Rilancio diventato legge dello Stato (n. 77/2020). Riprendendo anche delle dichiarazioni di Lucio Malan di Forza Italia, si vuole collegare questa depenalizzazione a una sorta di favore che Giuseppe Conte avrebbe fatto al suocero, padre dell’attuale compagna del presidente del Consiglio.



Oggi, addirittura, il quotidiano Libero apre la sua edizione con questo titolo: Il regalo di Conte al suocero – abbuonata la tassa di soggiorno non versataNon si capisce dove sia questo regalo, dal momento che la depenalizzazione prevista dal Decreto Rilancio non è affatto una sanatoria: si esauriscono gli effetti penali della vicenda, mentre resta la sanzione amministrativa.

Suocero Conte, perché non è vero che non verserà i 2 milioni di euro dovuti

Nella legge 77/2020 si può ritrovare il riferimento alla tassa di soggiorno al comma 3 dell’articolo 180 che recita così:



«Per l’omessa o infedele presentazione della dichiarazione da parte del responsabile si applica la sanzione amministrativa dal 100 al 200 per cento dell’importo dovuto. Per l’omesso, ritardato o parziale versamento dell’imposta di soggiorno e del contributo di soggiorno si applica una sanzione amministrativa di cui all’articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471».

Dunque, la sanzione amministrativa non solo prevede la restituzione integrale della cifra, ma anche – nei casi più gravi – del doppio della cifra non versata. L’unico elemento che viene eliminato è la pena detentiva prevista originariamente dal codice penale per gli albergatori che non versavano la tassa di soggiorno o che, addirittura, la versavano in ritardo. Non a caso, questa norma era molto attesa dal settore e l’inserimento nel Decreto Rilancio si giustifica con il fatto che proprio gli albergatori sono state tra le categorie più colpite dalla crisi.

Nessuna restituzione della cifra dovuta, dunque, così come è impossibile fare un paragone con la vicenda del bonus covid ottenuto da alcuni deputati. Eppure, come ha anche riportato il sito di debunking Butac, stanno circolando già tantissimi meme che riportano l’immagine del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e che lo etichettano come “furbetto”.