Lo studio presentato al governo il 12 febbraio: «In Italia da 35mila a 60mila morti»

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Era stato realizzato da Stefano Merler al ministero della Salute

Quando nel mondo c’erano meno di 50mila casi accertati di coronavirus e il 95% di questi si era verificato in Cina, in Italia si stava già parlando dell’effetto di una pandemia globale. La cosa particolare è che questi discorsi si facevano al ministero della Salute, sotto l’egida del comitato tecnico-scientifico. Come avvenuto già in passato per uno studio che analizzava diversi scenari (tra cui quelli più catastrofici, con morti nell’ordine delle centinaia di migliaia), anche oggi – grazie a Repubblica – scopriamo che all’attenzione del ministero della Salute, già il 12 febbraio, era stato presentato uno studio statistico sulla diffusione del coronavirus che prevedeva un numero di morti in Italia compreso tra i 35mila (valore attuale, tra l’altro) e i 60mila. 



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Studio coronavirus presentato al ministero della Salute già il 12 febbraio

A compilarlo era stato Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler che, tra le altre cose, si occupa anche di realizzare modelli matematici per la diffusione delle pandemie. Merler, già a partire da gennaio, aveva escluso categoricamente che l’Italia potesse essere immune dal contagio e, successivamente, aveva realizzato una previsione che, oggi, si dimostra più che attendibile.



Merler, invitato al ministero della Salute proprio il 12 febbraio per esporre i risultati dei suoi studi, aveva affermato che con un indice di contagio R0 tra 1,3 e 1,7, l’Italia avrebbe avuto tra i 35mila e i 60mila morti (rispettivamente, in base alle due ipotesi di indice di contagio). Ovviamente, allo stato attuale delle cose, l’indice R0 è al di sotto di 1 su tutto il territorio nazionale, ma c’è stato un momento in cui il valore ha toccato la quota terribile di R0=3.

Studio coronavirus: se c’era il 12 febbraio, perché si è aspettato così tanto?

Lo studio prevedeva anche quanti sarebbero stati gli ospedalizzati (tra i 200mila e i 400mila) e di quanti letti di terapia intensiva ci sarebbe stato bisogno (tra i 60mila e i 120mila). Insomma, una previsione di quello che in Italia è accaduto e sta accadendo ancora oggi. Il piano presentato il 12 febbraio è stato fornito direttamente dal ministero della Salute attraverso un accesso agli atti. La domanda, dunque, è: perché è passato così tanto tempo prima di approntare un serio piano di contrasto alla diffusione della pandemia?