Il ministero sul coronavirus: «I ragazzi tornati dalla Cina devono andare a scuola»

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Il chiarimento era stato chiesto dai presidi

In questi ultimi giorni, in preda al panico da coronavirus, sono state tante le famiglie che hanno fatto scelte a volte inopportune, come quella di non mandare i propri figli a scuola nelle classi frequentati da studenti cinesi (anche laddove questi bambini non siano mai stati in Cina o, almeno, non di recente). A chiarire come comportarsi, ci ha pensato una circolare del ministero dell’Istruzione, che – rivolgendosi ai presidi degli istituti italiani – ha chiarito che anche se gli studenti sono rientrati da poco dalla Cina e non presentano sintomi influenzali, deve essere garantita la loro presenza in classe.



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Studenti cinesi, per il ministero devono tornare in classe

La circolare è estesa anche ai presidi di facoltà delle università italiane, che dovranno garantire la frequenza a lezioni e a esami agli studenti cinesi rientrati dal loro Paese di origine. Non per questo, tuttavia, occorrerà abbassare la guardia. Secondo la circolare, occorrerà «monitorare la eventuale insorgenza di sintomi come tosse, febbre, difficoltà respiratorie; in caso di insorgenza di sintomi chiamare il 1500 o i centri regionali di riferimento; proteggere le vie aeree con mascherina; evitare contatti stretti fino alla definizione della situazione sanitaria».



Nelle scuole primarie o secondarie di primo e secondo grado dovranno essere i presidi, insieme al personale scolastico, a valutare quanto accade in classe. Occorre «prestare particolare attenzione a favorire l’adozione di comportamenti atti a ridurre la possibilità di contaminazione con secrezioni delle vie aeree, anche attraverso oggetti (giocattoli, matite, etc.)».

La decisione sugli studenti cinesi dopo l’emergenza sul coronavirus

I presidi avevano sollecitato il ministero nel dare una linea guida sugli studenti cinesi provenienti dalla Cina. Negli ultimi giorni si sono registrati casi estremi di insofferenza nei confronti degli studenti cinesi e in molti hanno scelto di non mandare i propri figli a scuola, scatenando anche reazioni discriminatorie. La scelta, in ogni caso, divide anche il mondo accademico: l’ex direttore dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi ha spiegato che una scelta di questo tipo può essere considerata incauta.