L’inutilità del titolo «studente muore durante la Dad»

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Diverse testate, compreso il Corriere della Sera, hanno fatto questo titolo sensazionalista. Ma la Dad non c'entra nulla

Perché fare un titolo per creare soltanto una sorta di suggestione che, con i fatti, non c’entra molto? Sin dalla giornata di ieri, ma la tendenza sta continuando anche oggi, su diverse testate italiane – compresa il Corriere della Sera – è comparso il titolo: «Studente muore durante la Dad». Il lettore disattento – categoria che, purtroppo, abbonda nell’epoca dei social network in cui è risaputo che ci si ferma solo al titolo – potrebbe pensare che ci sia stata una qualche correlazione tra la morte del ragazzo e la didattica a distanza.



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Studente muore in Dad, l’inutilità di questo titolo

Innanzitutto, le cause della morte del ragazzo di 18 anni, originario di Bassano del Grappa, è avvenuta per ragioni che sono ancora da accertare. Il momento del presunto malore e del decesso non sarebbero nemmeno stati documentati dal collegamento in streaming che caratterizza la didattica a distanza: il ragazzo, infatti, intorno alle 11.30 si era allontanato dal pc per la consueta ricreazione. Da quel momento in poi, non si è più collegato. Il compito degli inquirenti sta nell’accertare cosa sia accaduto tra la fine della lezione a distanza e il rientro a casa del padre, circa un’ora dopo. A quell’altezza cronologica, il ragazzo è stato ritrovato riverso a terra e sono stati chiamati i soccorsi che, purtroppo, non hanno potuto fare nulla per salvarlo.



I primi rilievi

Il ragazzo, dunque, è morto in casa e non c’è alcun motivo per collegare questo fatto di cronaca alla didattica a distanza. Tra le altre cose, gli inquirenti avrebbero ritrovato all’interno dell’abitazione alcune sostanze che il ragazzo stesso aveva acquistato via internet. Solo l’esito dell’autopsia potrà chiarire se quelle stesse sostanze sono state effettivamente assunte in dosi letali. Ma al momento della fine della lezione in Dad, il 18enne aveva messo in stand-by lo schermo e non aveva lanciato, secondo le prime testimonianze, alcun segnale di malessere di fronte alla sua classe virtuale.

Evidentemente, però, in questo periodo i giornali – soprattutto online – vanno molto alla ricerca del posizionamento attraverso parole chiave e concentrare un titolo sulla Dad (che resta ancora oggi uno degli argomenti con più traffico da Google e dagli altri motori di ricerca, per non parlare dell’engagement che si viene a creare sui social network intorno a questo tema) evidentemente poteva essere utile allo scopo di raccogliere click. Ma così facendo non si rende giustizia né al ragazzo deceduto, né al servizio informativo.