La strategia di Fedorov nella difesa digitale dell’Ucraina

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Il ministro, classe 1991, Mykhailo Fedorov sta continuando a fare dichiarazioni in merito al perimetro cyber dell'Ucraina

Il punto di raccordo di tutta la strategia digitale dell’Ucraina si trova nell’ufficio di un ministro di 31 anni, Mykhailo Fedorov, responsabile del dicastero destinato alla tecnologia e al digitale di Kiev. È lui che, su Telegram, ha creato un gruppo di hacker volontari che ha raggiunto le 300mila partecipazioni (anche se gli scettici di questa operazione più che di 300mila hacker hanno parlato di 300mila followers, ridimensionandone le capacità tecnologiche e puntando il dito sulla loro amatorialità). È lui che è in linea di comunicazione diretta con Elon Musk per utilizzare Starlink e per continuare a mantenere una connessione a internet stabile in quasi tutte le aree dell’Ucraina, nonostante l’invasione russa. È lui che guida la strategia di risposta e di difesa del perimetro cyber, nonostante i tentativi di attacchi che Kiev ha dichiarato di aver subito e di aver respinto.



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Strategia cyber Ucraina, il risiko di Fedorov

Fedorov sta anche conducendo una campagna di stampa niente male: non sono rare le sue uscite, frequenti almeno quanto i video di Volodymyr Zelensky, a cui è molto vicino, anche a livello di stile comunicativo. Secondo Fedorov e i suoi collaboratori, nella cosiddetta guerra ibrida, Mosca avrebbe schierato già tutto il suo potenziale. Se così fosse, avrebbe ottenuto ben pochi risultati: l’hackeraggio di qualche sito governativo prima ancora dell’invasione, un tentativo andato a vuoto di boicottaggio della rete elettrica dell’Ucraina, la trasmissione di immagini della televisione russa nelle aree del Donbass e di Luhansk. È davvero così?



Si può avere qualche perplessità sul fatto che una delle potenze più influenti al mondo per quanto riguarda il cyber-hacking (non a caso, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina, la Russia incassò l’appoggio del gruppo di hacker Conti, uno dei più pericolosi in circolazione, che tuttavia ha sempre diretto la sua attenzione nei confronti degli obiettivi occidentali) non sia riuscita ad approfittare della precaria situazione in cui versano le infrastrutture (anche tecnologiche) di un Paese sottoposto a un attacco molto serio, che comprende interventi militari di terra e bombardamenti aerei. Sicuramente la cyber-war dell’Ucraina (che non è certo condotta da 300mila hacker non professionisti) ha trovato appoggi nell’intelligence occidentale, con le agenzie di cybersicurezza di tutto il blocco NATO che hanno sollecitato (è il caso degli Stati Uniti) la collaborazione tra settore pubblico e settore privato per aumentare i livelli di allerta rispetto a possibili attacchi.

Molta parte della strategia di Fedorov si basi sull’utilizzo delle tecnologie di Starlink. Oltre a pratiche che, in Europa, vengono considerate non propriamente rituali: si pensi all’utilizzo che l’Ucraina ha fatto di Clearview AI, il sistema di riconoscimento biometrico con cui ha profilato i soldati russi, ha trovato corrispondenze tra prigionieri o soldati deceduti e, attraverso queste corrispondenze, ha avvisato i parenti di questi ultimi in patria. Insomma, luci e ombre di una guerra tecnologica che l’Ucraina sta portando avanti. La sensazione, tuttavia, è che non si sia mai veramente combattuta una cyber-war.