Dalla sua esplosione al suo declino, ecco come il CD ha contribuito alla rivoluzione dell’audio

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Che ruolo hanno avuto i CD nell'evoluzione e nella rivoluzione dell'audio, che oggi vive in forme e su supporti completamente diversi?

Oggi, 2 marzo 2022, si celebrano i quarant’anni dall’ampia diffusione del CD (Compact Disc). Partiamo, ancor prima di raccontarlo, dalle basi: il CD è un tipo standardizzato di disco ottico che è stato utilizzato in diversi ambiti con lo scopo di memorizzare informazioni in formato digitale. Il grande merito che ha avuto – per la prima volta nella storia – è stato quello di superare il limite dei supporti analogici (vinile compreso, volendo rimanere specificatamente in campo musicale) della progressiva usura data dall’utilizzo. Scegliendo di celebrare l’anniversario ripercorrendo la storia del CD, nel monografico di oggi forniremo una panoramica sui dati di utilizzo e di vendita dei cd e – ampliando il panorama – sul mercato musicale che ha attraversato, anche solo nel digitale, moltissime fasi arrivando a oggi, con la musica in streaming.



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La storia del CD è anche quella della rivoluzione dell’audio

La rivoluzione dell’audio parte da quelle 16 tracce stampate su un CD per la prima volta nel 1982. Per avere il Compact Disc in quella che è la sua configurazione definitiva abbiamo dovuto attendere il 1979, frutto di una joint venture tra l’olandese Philips e la giapponese Sony. La progettazione del CD è nata grazie a una collaborazione che è andata avanti per qualche anno. Nell’ambito di questo accordo fu stabilito anche lo standard del CD (12 centimetri con risoluzione di 16 bit).



L’esplosione del CD come supporto corrisponde a quella dell’album musicale: il primissimo album pop stampato su Compact Disc risale al 1982 ed è uscito solo sul mercato giapponese (si trattava di Street di Billy Joel, nove tracce per un totale di 40 minuti e 11 secondi). Il vero successo, però, arriva nel 1983: la stampa su CD di 16 tracce totali messe a disposizione sul mercato mondiale dà il via alla rivoluzione dell’audio e all’esplosione vera e propria di quello che sarebbe diventato il formato dominante per parecchio tempo. Ad occuparsene, il 2 marzo 1983, fu la Cbs Record.

Il successo del CD non solo per la musica ma anche per archiviare dati

Il periodo di maggiore successo del CD lo abbiamo sperimentato a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, prima che arrivasse – per intenderci – il lettore portatile di musica digitale basato su hard disk e memoria flash (meglio conosciuto come lettore MP3) nel 1998. Il primo lettore MP3 ad essere commercializzato, all’epoca, fu l’MPMan F10 della compagnia sud-coreana “Saehan Information Systems” presentato alla fiera CeBIT. A commercializzarlo ci pensò la Either Labs nell’estate del 1999. Prezzo: 250 dollari. Memoria flash: 32 MB.



Tornando ai CD e al periodo florido della loro storia, oltre che supporto fisico per la musica immancabile sia dentro che fuori casa, essi sono stati utilizzati per molte altre cose: dall’archiviare dati all’installazione di software, passando per il videogame, i CD si sono ritagliati uno spazio in moltissimi ambiti. Il passaggio all’MP3 ha richiesto comunque diversi anni se si conta che nel 1990 il settore dei CD ha superato i 33 giri e che nel 2007 – quando ormai la tecnologia del lettore portatile aveva già preso ampiamente piede – sono stati 200 miliardi i CD venduti in tutto il mondo.

Alla fine, piano piano negli anni – come quasi sempre succede nel progresso tecnologico – l’MP3 prima, le piattaforme di file sharing e lo streaming musicale poi, hanno determinato il declino del Compact Disc. Anche negli ambiti al di fuori di quello musica – per archiviazione e passaggio dati, per esempio – il mondo va nella direzione dell’utilizzo di supporti come le chiavette USB prima e dei sistemi di trasferimento dati online poi.