La storia delle accuse di The Wire contro Instagram sulla moderazione dei contenuti

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La testata giornalistica indiana ha accusato Meta a causa della moderazione dei contenuti su Instagram, ma le prove a sostegno fornite da The Wire presentano alcune «discrepanze»

The Wire è una testata giornalistica indiana che ha annunciato ieri di aver ritirato le accuse nei confronti di Meta, società proprietaria di Instagram, Facebook e WhatsApp. Il 6 ottobre, The Wire aveva pubblicato un articolo in cui spiegava che Instagram aveva erroneamente segnalato e rimosso un’immagine satirica raffigurante un politico indiano pubblicata dall’account Instagram @cringearchivist. A destare qualche sospetto è stato il fatto che l’immagine sia stata segnalata e rimossa per aver violato le regole di Instagram riguardanti l’attività sessuale anche se questa non mostrava contenuti sessualmente espliciti. The Wire si è quindi messa in contatto con una fonte di Meta che ha riferito che Instagram ha rimosso il post in questione su richiesta di Amit Malviya, il capo del dipartimento di tecnologia dell’informazione del partito politico indiano Bharatiya Janata Party (BJP).



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Cosa è accaduto? Tutte le tappe del caso The Wire – Meta

The Wire ha quindi pubblicato un articolo in cui si affermava che Malviya avrebbe il potere di rimuovere i post di Instagram perché farebbe parte del programma di controllo incrociato di Meta, XCheck, che ha lo scopo di fornire un controllo di qualità aggiuntivo sulla moderazione dei contenuti postati da utenti celebri. Il programma di Meta è stato già accusato in passato di esentare i personaggi famosi dalle regole sulla moderazione dei contenuti che si applicano al resto degli utenti. Meta ha subito smentito le accuse di The Wire, anche pubblicando alcuni comunicati sul proprio blog ufficiale. Nel primo di questi, pubblicato il 12 ottobre, si legge: «Il nostro programma di controllo incrociato non concede agli account registrati il ​​potere di rimuovere automaticamente i contenuti dalla nostra piattaforma».



The Wire ha pubblicato poi un articolo basato su una e-mail – presumibilmente inviata dal direttore delle comunicazioni di Meta, Andy Stone – in cui Stone criticava il personale per aver diffuso i documenti riguardanti XCheck. L’e-mail ha subuto insospettito molte persone, che hanno notato quanto la grammatica utilizzata fosse strana. Anche alcuni giornalisti che si occupano di social network e interagiscono spesso con Stone hanno sostenuto che quella e-mail non sembrava scritta da Stone e che non sembrava scritta da un madrelingua inglese.

Anche Meta, nel suo comunicato, ha detto che l’e-mail in questione è falsa. Lo stesso Stone ha scritto un tweet in cui negava di aver inviato l’e-mail a The Wire, sostenendo che il giornale indiano si stesse basando su documenti falsi per accusare Meta.

The Wire ha sostenuto in un altro articolo che le presunte e-mail di Stone fossero state analizzate e verificate da esperti e ha incluso una registrazione dello schermo che mostrava un sistema Instagram interno e che avrebbe mostrato le richieste di rimozione avanzate da Malviya. Meta è intervenuta con un secondo comunicato, pubblicato il 16 ottobre, in cui sostiene che il video pubblicato da The Wire mostra un account Instagram creato il 13 ottobre, quindi dopo la pubblicazione degli articoli in cui si accusava Meta. «L’account è stato configurato […] con il nome “Instagram” e utilizzando il marchio Instagram come immagine del profilo. Non è un account interno», ha chiarito Meta, aggiungendo che «sembra essere stato creato appositamente per produrre prove a sostegno della segnalazione imprecisa di The Wire». 

Il 18 ottobre, The Wire ha affermato che intendeva organizzare «una revisione interna di tutti i documenti, le informazioni, i materiali e le fonti utilizzate per questi articoli» e ieri ha comunicato che avrebbe ritirato momentaneamente tutti gli articoli «date le discrepanze che sono giunte alla nostra attenzione attraverso la nostra revisione finora».