Il caso Tridico e il M5S vittima del suo stesso populismo anti-casta

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Le ataviche battaglie sugli stipendi della pubblica amministrazione si sono scontrate con la realtà

La ‘politica’ gioca, per l’ennesima volta, al rimpallo delle responsabilità. La testimonianza arriva dall’ultimo caso che ha sollevato l’indignazione dell’opinione pubblica che ha fatto partire la solita ‘caccia’ al colpevole: lo stipendio Tridico aumentato (più che raddoppiato). Si parla di un iter partito durante il governo gialloverde (M5S e Lega, durante la calda estate del 2019, prima della crisi dell’Esecutivo) e non solo. Alla fine, però, quello che emerge è come il populismo anti-casta del Movimento 5 Stelle sia la vera causa di questa ‘rabbia’ popolare.



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Per anni, infatti, abbiamo assistito a comizi di piazza in cui si attaccava lo ‘sperpero di pubblici danari’, di carrozzoni di Stato dove si perdono milioni (se non miliardi, facendo una summa totale) di soldi pubblici. Dagli stabili non utilizzati, ai costi reali dei vari staff che compongono gli uffici. Ed ecco che, spesso e volentieri, l’Inps è finita nel mirino delle critiche e degli attacchi. Anche per gli stipendi considerati spropositati. Ed erano le piazze pentastellate (non solo, ma in buona parte) i luoghi in cui avvenivano quelle (legittime) invettiva contro la casta (non solo politica).



Stipendio Tridico, se il M5S è vittima delle storiche battaglie M5S

Ed ecco che il caso dello stipendio Tridico apra la porta alla differenza tra il governare e il fare opposizione a ritmo di slogan. Anni passati nelle piazze (era il 2009 quando il MoVimento trasponeva le sue battaglie social in vari luoghi d’Italia) a gridare contro i privilegi, gli sprechi e gli stipendi dei manager della pubblica amministrazione. Poi il salto di qualità: dalle strade italiane si è passati alle comode sedute di Montecitorio, Palazzo Madama e delle varie stanze dei Ministeri. Ed è lì che gli slogan si trasformano in autogol.

Legittimo protestare, ma in coerenza

Insomma. Ora che quel ‘carrozzone’ vive dei riverberi delle decisioni di un governo a trazione pentastellata (i numeri parlano chiaro, per entrambe le esperienze targate Giuseppe Conte), quel populismo anti-casta cavalcato per anni provoca l’ennesima crisi nel Movimento 5 Stelle, già punito a livello elettorale alle Europee e alle varie Regionali. Quando si scalda la lama è ancor più facile tagliare il burro. E ora il populismo colpisce i populisti. Come previsto da Friedrich Nietzsche con il suo eterno ritorno.



(foto di copertina: da Di Martedì, La7)