L’85% delle persone smetterebbe di acquistare prodotti di un brand se le loro pubblicità finissero su siti di fake news

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Eppure 235 milioni di dollari su base annuale finiscono a siti di disinformazione, nella maggior parte dei casi inconsapevolmente

Inserzioni pubblicitarie che finiscono sui siti di notizie false. È un fenomeno sempre più frequente. Innanzitutto perché il mercato della pubblicità online si basa soprattutto sui click e sulla quantità di visualizzazioni dei portali; poi perché la quantità di questo traffico sui siti di fake news è esponenzialmente più alta (dal momento che, si sa, le bufale talvolta attirano più della verità, perché sono più inverosimili e, quindi, più appetibili per il lettore in cerca di novità). Non si scappa dalle fake news e questo lo sanno bene i brand, da quelli più noti a quelli di nicchia. Il rapporto internazionale Global Disinformation Index, nella sua ultima versione, ha lasciato dietro di sé più di un problema aperto.



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Siti di fake e soldi, il rapporto che getta un’ombra

Stando a quanto riportato nell’analisi statistica, 235 milioni di dollari su base annuale sono arrivati attraverso la pubblicità a siti di disinformazione. Non è detto che il finanziamento e la promozione di un brand su questi siti avvengano consapevolmente. Nel senso che i gestori del reparto marketing dei brand non sempre sono edotti del fatto che il sito che ospita i loro annunci sia in realtà un sito di fake news. Tuttavia, questo fenomeno accade. E gli utenti sembrano esserne consapevoli. In tantissimi, siamo sulla soglia dell’85%, non comprerebbero più prodotti di un determinato brand nel caso in cui scoprissero sue inserzioni su siti palesemente dediti alla distribuzione di notizie false.



Inoltre, gli operatori della comunicazione riconoscono che meno della metà delle realtà in cui lavorano hanno delle policies chiare sulle inserzioni pubblicitarie. Un macro-fenomeno che, quindi, prevede delle responsabilità, che spesso sottovaluta la consapevolezza del consumatore e che altrettanto spesso potrebbe rivelarsi un boomerang per la propria azienda. Ma il mondo è pieno di disinformazione: il primo passo, che dovrebbe vedere coinvolti anche i brand, deve per forza di cose essere quello di combattere – con ogni mezzo – le fake news.