Per il CEO dell’azienda che produce lo spyware, il Pegasus Project è un complotto contro Israele

Shalev Hulio sostiene che il grande dispiegamento internazionale che ha nel mirino NSO Group rientra in un piano di boicottaggio anti israeliano

24/07/2021 di Gianmichele Laino

Non hanno fatto in tempo a spegnersi gli echi del Pegasus Project (anzi, sono tantissime le contromisure che in questo momento si stanno prendendo, compresa l’ideazione di app per iOS che cercheranno di bloccare le intrusioni degli spyware), che già si grida al complotto. Lo fa, ad esempio, l’azienda israeliana che produce questo sistema di controllo, ovvero la NSO Group, il cui CEO Shalev Hulio ha parlato apertamente di una sorta di attacco internazionale contro Israele, inserito in un piano più complesso che passa anche per il boicottaggio dello stato in altri settori economici.

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Shalev Hulio e le dichiarazioni sul Pegasus Project

A un’intervista rilasciata a un giornale di destra israeliano (Israel Hayom), Hulio ha parlato di una sorta di accordo internazionale (pro-Palestina) che arriverebbe ad attaccare NSO Group non per la sua attività di azienda all’interno del mondo cyber, ma semplicemente per ragioni di carattere geopolitico. Secondo Hulio, ci sarebbe una forte disparità di trattamento tra quanto fatto con il Pegasus Project con NSO e quanto fatto da altri organi di stampa che non avrebbero sufficientemente coperto le notizie relative ad altre aziende che occupano nel settore della sicurezza informatica e che hanno la loro sede in altri Paesi del mondo.

Secondo Hulio, i responsabili di questo attacco sarebbero il movimento Boycott, Divestment, and Sanctions (una campagna internazionale che, da diverso tempo, realizza azioni contro Israele per protesta con l’atteggiamento dello stato nel perenne stato d’agitazione contro il palestinesi) o addirittura lo stato del Qatar. Secondo il CEO di NSO Group: «C’è un attacco all’industria informatica israeliana in generale. Dopotutto, ci sono così tante società di intelligence informatica nel mondo, ma tutti si concentrano solo sugli israeliani. Creare un consorzio di giornalisti di tutto il mondo come questo e portare Amnesty a rafforzarlo: sembra che ci sia una mano deliberata qui».

La chiave di lettura data da Hulio – che ha visto la sua azienda sotto attacco, in quanto diverse sono state le domande sul ruolo di NSO Group nella consapevolezza dei tentativi di spionaggio nei confronti di giornalisti, attivisti e uomini politici di diversi stati del mondo – non è corretta. Quando si è trattato di analizzare episodi di cybersicurezza c’è sempre stata una forte copertura mediatica. Nel caso specifico, la portata di quanto accaduto con lo spyware Pegasus ha rappresentato senza dubbio uno spunto di interesse planetario, dal momento che si trattava di un’azione molto estesa, sia per numero di persone coinvolte, sia per numero di istituzioni.

Il CEO ha comunque ribadito l’estraneità di NSO rispetto alle azioni coordinate da alcuni stati nei confronti di giornalisti, politici e attivisti che si sono visti infettare i propri cellulari al fine di essere intercettati. Sostiene che il gruppo sia molto rigoroso nella scelta dei suoi clienti e che applichi costantemente delle contromisure per valutare l’impatto etico dell’utilizzo dei suoi strumenti. Affermazioni che, come sempre, non sembrano conseguenti rispetto a quanto affermato da NSO all’inizio, ovvero che l’azienda non può avere contezza di quanto realizzato dai propri clienti con gli strumenti venduti dall’azienda stessa.

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