Sgarbi dice che questa «Italia fascista» chiama «prevenzione» quella che è «repressione»

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Secondo il parere di Sgarbi l'Italia fascista in cui viviamo chiama prevenzione quella che in realtà è repressione

Secondo Vittorio Sgarbi l’Italia di oggi sarebbe fascista. Le parole del deputato del gruppo misto sono state pronunciate alla Camera dopo l’intervento del ministro Speranza sulle misure da adottare per il contenimento della pandemia, in particolare l’isolamento dei positivi asintomatici. Sgarbi è arrivato a definire l’Italia fascista in particolare per quest’ultimo punto: si tratterebbe di «una misura repressiva fascista», una misura che non viene utilizzata «in Germania, in Svezia o in Albania».



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«Prevenzione è il nome che si dà alla repressione»

Vittorio Sgarbi ha parlato dei positivi asintomatici arrivando – come sempre succede – a scaldarsi parecchio. In primis condanna il modello italiano, a suo dire non valido come quello svedese poiché in Svezia ci sono meno morti (frase che non tiene conto della differenza di numeri di abitanti né della differenza media d’età). «Credo che siamo arrivati a un paradosso di limitazione della libertà cui spero che il Tar dia una misura: «L’idea che la prevenzione sia il nome che si dà alla repressione e all’idiozia, alla minaccia di nuovi provvedimento è tutta nelle parole di Zingaretti che ha detto: “Toglieremo dalla vita sociale coloro che sono positivi”».



L’accusa a un’«Italia fascista»

«Quale misura repressiva, fascista, intollerabile viene adottata da questa gente a partire dal bravissimo e divertente presidente De Luca e da quelli che lo imitano?», prosegue Sgarbi, chiedendo perché lo stato di emergenza non ci sia in tutti gli altri paesi europei ma solo in Italia. In questo suo ragionamento Sgarbi non sembra tenere conto dei numeri dell’Italia che, rispetto agli altri paesi europei, rimangono bassi. «Non potete parlare dell’Europa ma di un’Italia ristretta, chiusa e fascista in cui chi è malato deve essere cacciato. Andiamo a cercarli i malati», conclude Sgarbi, che parla di una «psicosi collettiva che impone agli italiani la paura di camminare da soli in un bosco». Ribadisce anche che l’utilizzo della mascherina, a suo dire, è e rimane «un’assurdità».