«L’applauso del pubblico de Le invasioni alla D’Urso ricordava più o meno quello alla bara di Priebke». Questo tweet di Selvaggia Lucarelli è stato pubblicato il 1° febbraio del 2014 nel momento in cui la conduttrice Mediaset varcava la soglia degli studi della trasmissione di Daria Bignardi, all’epoca in onda su La7. Dopo oltre cinque anni, anche i giudici si sono espressi sulla presunta ‘lesività’ di quel commento social, assolvendo la giornalista dall’accusa (con tanto di querela) presentata da Barbara D’Urso.
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Ad annunciare l’epilogo di questa vicenda è stata la stessa Selvaggia Lucarelli attraverso i suoi profili social, commentando come i giudici (e la magistratura italiana) siano costretti a occupare il loro tempo (e i soldi degli italiani) per lunghe querelle provocate da denunce e querele anche contro una libera frase di satira.
«Ero stata condannata in primo grado da un giudice che nelle motivazioni diceva che l’avevo offesa su TWISTAGRAM. Ripetuto più volte eh – ha scritto selvaggia Lucarelli su Facebook -. Lei ovviamente aveva fatto comunicati trionfanti (COMUNICATI!) annunciando che con i soldi che avrei dovuto darle avrebbe fatto donazioni. Si era dimenticata di specificare che io non ero stata condannata a darle nulla sull’unghia, ma c’era un appello, sai com’è».
L’applauso del pubblico de Le invasioni alla D’Urso ricordava più o meno quello alla bara di Priebke.
— Selvaggia Lucarelli (@stanzaselvaggia) January 31, 2014
In Appello, però, quella sentenza di primo grado è stata ribaltata. «Ad ogni modo, le motivazioni della sentenza d’appello sono divertenti. I giudici dicono che in effetti, vista la sua notorietà, è stata l’ospite meno applaudito della puntata e che la Bignardi, imbarazzata, ha dovuto chiedere un altro applauso – prosegue Selvaggia Lucarelli sul suo profilo social -. Aggiungendo che non si capisce come ci possa essere un collegamento tra una SOUBRETTE e un personaggio storico, a parte quello evidente della satira».
(foto di copertina: Pamela Rovaris/Pacific Press via ZUMA Wire + ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)