Dopo 172 giorni, la Sea Watch potrà tornare in mare: vince l’appello

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Era dai tempi della querelle su Carola Rackete che la nave era sottoposta a sequestro

Sono stati 172 lunghissimi giorni di sequestro, da quando cioè va avanti l’inchiesta su Carola Rackete, accusata di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e resistenza o violenza contro nave da guerra. Ora, la Sea Watch potrà tornare nelle acque del Mediterraneo, fornendo il suo contributo al salvataggio di vite umane. La nave della ong tedesca, infatti, era ancorata nel porto di Licata e da lì non si è potuta muovere, per permettere agli inquirenti di effettuare tutti gli opportuni rilievi del caso.



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Sea Watch, la notizia del dissequestro e i commenti

La prima decisione è stata quella di confermare il sequestro, ma in seguito a un ricorso presentato dagli avvocati della Sea Watch, da oggi la nave della ong tedesca potrà essere dissequestrata, in seguito al pronunciamento del Tribunale Civile di Palermo.



«Abbiamo vinto il ricorso al Tribunale Civile di Palermo – si legge sul profilo Twitter di Sea Watch Italy -: la Sea Watch 3 è libera! Dopo oltre 5 mesi di blocco nel porto di Licata, ci prepariamo a tornare in mare. La giustizia trionfa sul (ex-) Decreto Sicurezza bis». 

Il primo commento sulla vicenda è arrivato anche dalla portavoce della Sea Watch per l’Italia, Giorgia Linardi. Quest’ultima, sempre su Twitter, ha manifestato la propria soddisfazione e il proprio ringraziamento a tutti coloro che hanno supportato la causa della ong in questi cinque mesi difficili: «Grazie a chi ci ha sostenuto in questi mesi di frustrante attesa – ha scritto -. Grazie ai nostri legali, che ci aiutano a fare giustizia contro le leggi criminalizzanti e incostituzionali volute dalla politica italiana e a stabilire il primato del diritto, sempre».