L’attacco di Scanavino e la risposta dei giornalisti de L’Espresso

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L'amministratore delegato di GEDI, Maurizio Scanavino, si scaglia contro l'Espresso, sarebbe un giornale ormai datato e non più al passo con i tempi

Le recenti dichiarazioni di Maurizio Scanavino sconvolgono i giornalisti de L’Espresso poiché totalmente infondate. Questi ultimi si scagliano contro Scanavino, amministratore delegato del gruppo GEDI, gruppo che il 7 marzo comunicava pubblicamente la cessione de L’Espresso, tanto del settimane quanto delle sue guide, al gruppo editoriale Bfc. Il Comitato di redazione della Stampa riporta le pesanti accuse di Scanavino contro L’Espresso.



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Scanavino contro L’Espresso: le pesanti accuse contro la testata sarebbero infondate

I diciotto giornalisti de L’Espresso «prendono atto con sorpresa e sconcerto delle recenti dichiarazioni di Maurizio Scanavino, ad di Gedi, un gruppo che continuerà a essere l’editore dell’Espresso in attesa che si completi l’annunciata (e non ancora perfezionata) vendita della testata al gruppo Bfc media. Un giornale che ha fatto della lotta alle fake news una propria bandiera, con inchieste che in questi ultimi anni hanno avuto risonanza internazionale, non può fare a meno di contestare alcune affermazioni che ci sembrano lontane dalla realtà dei fatti, lesive dell’immagine della testata e della professionalità di quanti vi lavorano». Secondo Scanavino, l’Espresso avrebbe oramai fatto il suo tempo e registrava oramai da molto profonde perdite, avendo perso la capacità di stare al passo con gli altri mezzi di comunicazione nonostante gli sforzi sul piano tecnologico per rinnovarlo. Ciò non corrisponderebbe a verità poiché, anche se secondo Scanavino L’Espresso avrebbe avuto «la priorità» negli investimenti in campo tecnologico, di questi non v’è traccia.



Scanavino è amministratore delegato del gruppo Gedi – impresa italiana multimediale con sede a Torino che opera nel settore della stampa, comunicazione digitale, radiofonica e televisiva -, di recente interessato dalla cessione de L’Espresso a Bfc. In realtà, GEDI sarà ancora l’editore di quest’ultimo fino al perfezionamento della vendita della testata alla Bfc. L’Espresso, giornale che nel tempo ha combattuto duramente le fake news, facendo inchieste di rilievo internazionale per raccontarle, oggi interviene per contestare le dichiarazioni di Scanavino, dichiarazioni secondo la testata fuorvianti e distanti dalla realtà fattuale, oltre che dannose per la reputazione della stessa e della professionalità dei suoi giornalisti.

Ma che cosa è successo? Secondo il comunicato del comitato di redazione della Stampa, risalirebbero allo scorso giovedì 10 marzo le dichiarazioni di Scanavino, il quale avrebbe affermato che L’Espresso ha fatto «registrare ormai da anni perdite estremamente significative». Questa dichiarazione, però, non corrisponderebbe a verità poiché, secondo i dati comunicati dalla società, le perdite della testata sono diminuite negli ultimi tre anni, con una prospettiva, secondo i vertici, di una ulteriore loro diminuzione nel 2022. Ad ogni modo, la dichiarazione è avulsa dalla critica situazione di mercato che ha condotto a queste perdite, e che ha interessato anche il conto economico delle altre testate del gruppo. Il comitato di redazione dell’Espresso solo un mese fa, tra l’altro, in un meeting con la direzione generale, aveva ricevuto rassicurazioni sul futuro del giornale – il suo deficit era stato indicato come «importante ma in miglioramento rispetto al 2020-21» e «non erano previsti tagli» – perché i conti, sebbene risultassero in perdita, registravano un trend in miglioramento. Inoltre, non vi erano fondate voci circa una futura cessione della testata.

Secondo gli accordi fra GEDI e Bfc di Iervolino, l’acquirente della testata, l’Espresso continuerà ad essere venduto abbinato a Repubblica ogni domenica fino al 1 marzo 2023. Questo non è di poco conto se si pensa che Repubblica fa parte del gruppo GEDI. Fake news o autolesionismo?

Foto IPP/social