Sanzioni contro l’Iran, Pompeo torna alla carica con l’Onu

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Il segretario di Stato ha presentato la richiesta al Palazzo di vetro ma sia l'Iran che il Consiglio di Sicurezza hanno bocciato il piano

Gli Stati Uniti tornano all’attacco per le sanzioni contro Teheran. L’amministrazione Trump ha infatti chiesto ufficialmente alle Nazioni Unite di rimettere in vigore le multe contro l’Iran per le violazioni del regime all’accordo col nucleare del 2015. Un passo che rischia di creare uno scontro interno all’organizzazione mondiale che potrebbe significarne la fine e che mette in crisi tutto il sistema visto che a far saltare l’accordo del 2015 sono stati proprio gli Stati Uniti, lasciando unilateralmente l’accordo per volere del presidente Trump nel 2018.



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Pompeo spinge per le sanzioni contro Teheran

Parlando ai giornalisti dopo aver consegnato la lettera con la richiesta ufficiale, Pompeo ha spiegato che pur avendo abbandonato l’accordo gli Stati Uniti avrebbero il diritto di chiedere la reintroduzione delle sanzoni contro Teheran grazie alla risoluzione Onu 2231, che, secondo il segretario di Stato americano, dovrebbe entrare in vigore tra 31 giorni e che l’amministrazione Trump intende far rispettare anche alle altre nazioni. Un’iniziativa che l’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite ha definito “inaccettabile” spiegando che agli Stati Uniti manca non solo “l’autorità legale” per portare avanti il loro obiettivo ma addirittura “le motivazioni legali”.



Il no del palazzo di vetro alle sanzioni contro Teheran

Non è però solo l’Iran a bocciare la forzatura degli Stati Uniti. Anche il vice ambasciatore russo all’Onu, Dmitry Polyansky, dice no accusando addirittura Washington di vivere su un pianeta fittizio nel quale “gli Usa fingono di poter fare quello che vogliono” senza tenere fede agli impegni e pretendendo di non pagarne pegno, mentre il resto del mondo vive “dove regnano le leggi internazionali e la diplomazia”. Netto anche il no di Francia, Germaniae Germania, che hanno ribadito il loro sostegno all’accordo del 2015 sottolineando come l’addio degli Stati Uniti allo stesso renda loro impossibile ottenere quello che chiedono. Parole che hanno fatto infuriare Pompeo, che ha accusato i tre Paesi membri del Consiglio di sicurezza di aver dato il loro ok all’iniziativa in privato per poi tirarsi indietro e “stare dalla parte degli ayatollah, mettendo a rischio i popoli di Iraq, Yemen, Libano, Siria e i loro stessi cittadini”.

(foto di copertina dal profilo Twitter di Mike Pompeo)