La rete italiana reggerebbe se, un giorno, Sanremo dovesse essere trasmesso solo in streaming?

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Si tratta di uno scenario possibile, a cui gli operatori - in qualche modo - si stanno preparando: dopo il calcio, la sfida è quella di rendere sostenibile la fruizione online della più grande kermesse canora del Paese

Nessuno lo dice a voce troppo alta, ma lo spettro che si è manifestato in conferenza stampa nella settimana di Sanremo – quello di una cordata per portare lontano dalla Rai il Festival – potrebbe, prima o poi, concretizzarsi. E, in quel caso, potrebbe essere un’alternativa quella di vedere la diretta dal palco dell’Ariston su una piattaforma OTT. Esattamente, come una partita di calcio su Dazn. Del resto, se è successo per il campionato di Serie A – una vera e propria icona italiana -, nulla vieta che la stessa cosa possa accadere anche per un altro simbolo, come il Festival di Sanremo. La domanda che ci siamo posti provando a immaginare uno scenario del genere è: la rete italiana reggerebbe a una prova di tal genere? Abbiamo fatto un calcolo e abbiamo interpellato gli esperti del settore per dare una risposta.



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Sanremo in streaming: potrebbe essere possibile per la rete italiana?

Considerando una qualità dello streaming dell’HD di Raiuno da 2,5 Mbit/s, per un milione di utenti il consumo previsto sarebbe di 2,5 Tbit/s, che diventano 25 Tbit/s per 10 milioni di utenti e che sarebbero 40Tbit/s per 16 milioni di utenti. Se pensiamo che la capacità di un IXP come MIX (uno dei più grandi in Italia) è di 12.28 Tbit/s, allora è facile immaginare che già i 10 milioni di utenti (con una trasposizione, in questa edizione, c’è stata una media televisiva di circa 10 milioni di spettatori nelle cinque serate) sarebbero un traguardo difficilmente gestibile. Se si considera che, nell’eventualità, Sanremo non sarebbe l’unico evento trasmesso in streaming (si pensi, ad esempio, a una contemporaneità con una partita di calcio o alla semplice fruizione di una piattaforma come Netflix o Amazon Prime), allora si comprende ancor di più l’impatto di un evento di questo genere per la rete internet italiana.



In ogni caso, in vista di scenari futuri, nel settore c’è ottimismo. «Se posso dare una mia opinione – ci spiega Flavio Luciani, CTO del Namex -, ormai sono due anni che Dazn è l’OTT che trasmette in esclusiva il campionato di calcio italiano. Sono stati fatti, dunque, degli investimenti importanti e non soltanto a livello di infrastruttura. Anche l’accesso alla rete è stato diversificato in maniera importante, per evitare che ci possano essere situazioni impattanti sulla natura del servizio. Quest’anno sono stati fatti ulteriori aggiornamenti e il live streaming sta entrando nell’immaginario culturale della popolazione italiana».

I precedenti, insomma, sicuramente non mancano. Ma è necessario, comunque, apportare ulteriori miglioramenti se si vogliono affrontare delle sfide significative. «Mi aspetto – prosegue Luciani – che tra qualche anno ci possa essere una prima volta anche per un evento della portata del Festival di Sanremo. Si dovranno fare degli aggiustamenti, perché 15 milioni di persone sono tante e perché la qualità della trasmissione dell’immagine sta aumentando sempre di più. Tuttavia, tra un paio d’anni la rete sarà pronta quantomeno psicologicamente ad accogliere questo scenario e, visti gli investimenti, potrà essere pronta anche tecnicamente. Sarà senz’altro una palestra: un conto è prepararsi a una tempesta di traffico, un altro è affrontarla faccia a faccia».



Ovviamente, si tratta di ipotesi. Così come quelle che immaginano uno zapping tra gli OTT e non tra i canali televisivi. Considerando – tra l’altro – che la fruizione di una partita di calcio è molto più concentrata di quella di un grande evento come Sanremo (i novanta minuti di un match contro le oltre cinque ore di diretta della finale del Festival). O considerando il passaggio – a prova di telecomando – da una piattaforma all’altra.

FOTO: rielaborazione satirica di una home page di Netflix che presenta il festival di Sanremo